Esposizione a fibre di amianto: i danni per la salute

corsi amianto L’amianto (o asbesto) è una sostanza chimica fibrosa impiegata fino agli inizi degli anni ‘90 in molte attività, in particolare l’edilizia. È un insieme di minerali naturali di consistenza fibrosa e cancerogena, che possono essere divisi in due categorie principali: serpentino e anfibolo. È agente cancerogeno che si presenta sotto forma di fibre; può essere anche mischiato con il cemento, per creare una matrice cementizia (eternit). Poiché economico e resistente, è stato ampiamente utilizzato nell’edilizia. I pericoli dell’amianto, non chiari fino a poco tempo fa, sono dovuti all’inalazione delle fibre, che deteriorandosi si disperdono nell’aria. L’esposizione ad amianto può recare patologie che interessano prevalentemente l’apparato respiratorio, a causa dell’inalazione delle sottilissime fibre di amianto disperse nell’aria. Il suo nome deriva dal greco:

  • “amiantos”, che significa inattaccabile, incorruttibile;
  • “asbestos”, ovvero che non brucia ed è perpetuo.

I materiali contenenti amianto (MCA) sono oggetti impiegati nel mondo del lavoro ed in quello domestico, che contengono fibre di amianto con concentrazioni differenti all’interno di un legante.

Impiego dell’amianto in passato soprattutto nell’edilizia

Le caratteristiche fisiche dell’amianto l’hanno reso duttile e molto impiegato per le sue proprietà di isolamento termico, acustico ed antincendio. È resistente a: fuoco, calore, agenti chimici e biologici, abrasione e usura, azione degli acidi. È dotato di proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. Queste caratteristiche, insieme al basso costo di lavorazione, hanno favorito l’impiego di questo materiale in diversi campi (dall’edilizia all’industria ai trasporti) e in oltre 3000 prodotti diversi. Date le sue caratteristiche, è stato utilizzato per la coibentazione di edifici, tetti, treni e navi: il materiale è infatti un perfetto isolante resistente al calore ed agisce da rinforzo e supporto. L’amianto in passato si è rivelato adatto per:

  • coperture edili;
  • isolanti termici;
  • presidi antincendio;
  • fabbricare tegole, pavimenti, tubazioni, canne fumarie, auto;
  • realizzare ripiani di fondo dei forni per la panificazione.

In ambito edile è stato utilizzato sotto forma di composito fibro-cementizio (detto anche “Eternit”).

Divieto di realizzazione di manufatti in amianto dal 1992

L’impiego dell’amianto è vietato dalla legge 257/92 ma continua ad essere un rischio per la salute di tutti. Tale legge riguarda le norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto (vieta l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti contenenti amianto). Ad oggi in Italia sono state censite 370.000 strutture dove è presente amianto. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) parla di 100.000 vittime l’anno nel mondo, con una conseguente spesa sanitaria impressionante (tra i 2,4 e i 3,9 miliardi di dollari). Per un paese come l’Italia, dove la messa al bando è arrivata nei primi anni novanta, la lotta contro l’amianto è ancora all’inizio. Il parco immobiliare italiano è costituito in modo consistente dal cemento amianto. Fino all’entrata in vigore della legge 257/92, gli edifici sono stati costruiti senza limitazioni usando amianto. Nei fabbricati costruiti prima del 1992 la presenza di amianto è quasi certa e chi ci vive, lavora o studia è potenzialmente esposto. A livello mondiale, solo 62 Paesi (tra cui tutti quelli dell’Unione Europea) hanno messo al bando l’amianto: in altri Paesi l’amianto continua ad essere estratto, lavorato ed utilizzato. Il primo paese al mondo a usare cautele contro la natura cancerogena dell’amianto tramite condotti di ventilazione e canali di sfogo fu il Regno Unito nel 1930, a seguito di studi medici che dimostrarono il rapporto diretto tra utilizzo di amianto e tumori. Nel 1943 la Germania fu il primo paese a riconoscere il cancro al polmone e il mesotelioma come conseguenza dell’inalazione di amianto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori colpiti. Il primo Stato a bandire l’amianto fu l’Islanda nel 1983. È difficile identificare la presenza di amianto semplicemente guardandolo; l’unico modo per essere certi è analizzare il campione in laboratorio, in caso di dubbio. Deve esserci una conferma prima di procedere con le attività di manutenzione, ristrutturazione, demolizione e bonifica. L’amianto è stato messo al bando dunque dalla legge 257/1992, che però non ne proibisce l’utilizzo; è pertanto lecito usare i prodotti venduti prima del 1992 (es. eventuali materiali contenenti amianto in magazzino), anche se la legge invita a ridurre sempre più l’utilizzo dei manufatti contenenti amianto. In realtà nessuno sa quanto amianto è presente sul territorio nazionale; alcune stime del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) parlano di decine di milioni di tonnellate.

Quali sono le patologie correlate all’esposizione dell’amianto?

L’esposizione all’amianto può provocare patologie che interessano prevalentemente l’apparato respiratorio. In caso di inalazione di fibre di amianto si potrebbero avere alterazioni respiratorie anche gravi e a distanza di molti anni. Tali fibre si insidiano nelle vie aeree e nei polmoni, dove rischiano di restare per diverso tempo: potrebbero manifestarsi gravi malattie come l’asbestosi, il mesotelioma e il tumore polmonare, anche dopo 15-30 anni dall’esposizione. Il problema legato alla diffusione nell’aria delle fibre di amianto è dato dal deterioramento dei materiali. Vi sono preoccupazioni circa la salute per tutte le tipologie di fibre. L’intensità di esposizione viene misurata in fibre/anno. Le fibre penetrano attraverso le vie respiratorie e quelle con diametro inferiore a 0,5 µm possono raggiungere gli alveoli polmonari, provocando una reazione infiammatoria da corpo estraneo. Le patologie che potrebbero manifestarsi nei lavoratori esposti ad amianto sono le seguenti:

  • Asbestosi: è una sindrome polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di amianto; si potrebbe manifestare con insufficienza respiratoria, tosse, dolore toracico, ecc. Tali sintomi compaiono gradualmente nel tempo.
  • Mesotelioma pleurico: colpisce la pleura, che riveste i polmoni; è un raro tumore. La polvere di amianto, se inalata, può danneggiare le cellule mesoteliali della pleura, provocando purtroppo una neoplasia.
  • Cuore polmonare: è una patologia cardiaca molto grave (insufficienza cardiaca), dovuta ad una disfunzione dei polmoni o delle arterie polmonari (ipertensione polmonare) che conducono il sangue ad ossigenarsi nei polmoni. Provoca un’alterazione della struttura anatomica del ventricolo destro. La parete muscolare di quest’ultimo, infatti, si distende (quindi la cavità ventricolare si allarga) e/o si ispessisce il miocardio che costituisce il ventricolo destro. La causa è l’ipertensione polmonare, ovvero l’elevata pressione delle arterie polmonari; il restringimento di queste arterie provoca un “impoverimento” del circolo polmonare che determina un affaticamento della parte destra del cuore e quindi un vero e proprio scompenso cardiaco.
  • Altre forme tumorali: l’esposizione ad amianto è correlata anche a tumori del tratto gastro-intestinale e della laringe.

Tipologie di amianto che si possono trovare negli edifici

Esistono due tipi di materiali che sono stati impiegati in passato nella costruzione di edifici contenenti amianto:

  1. amianto legato (strettamente legato) o amianto non friabile (compatto);
  2. amianto liberamente legato o amianto friabile.

I materiali di amianto compatto sono quelli più utilizzati e contengono il 10-40% di amianto. Sono meno rischiosi rispetto all’amianto friabile e possono essere maneggiati facilmente; tuttavia se cadono a pezzi, devono essere manipolati con cura. È indispensabile indossare dispositivi di protezione individuale (DPI), come tute, guanti, mascherine, ecc. Si potrebbero trovare nei pannelli isolanti per la protezione antincendio, per l’isolamento acustico, ma anche nei pannelli elettrici e in quelli per controsoffitti. Per quanto riguarda invece i materiali a base di amianto friabile, generalmente non si trovano nelle proprietà residenziali, ma soprattutto in ambienti commerciali e industriali per la protezione antincendio, l’insonorizzazione e l’isolamento. In alcuni ambienti residenziali la forma sfusa di fibre di amianto può interessare vecchi riscaldatori domestici, stufe, isolamento del soffitto e nei pavimenti. L’amianto friabile può contenere fino al 100% di amianto ed è molto sciolto, trasformandosi in polvere con una leggera pressione (per tale ragione è considerato altamente pericoloso), in quanto le fibre si disperdono facilmente nell’ambiente e dovrebbero essere maneggiate e rimosse solo da un tecnico e da una ditta specializzata in bonifiche di amianto.

Corsi per addetti alla bonifica e smaltimento dell’amianto

Gli operatori devono frequentate appositi corsi per la bonifica e lo smaltimento dell’amianto. La normativa di riferimento è la seguente:

  • Legge 27/03/1992 n. 257;
  • P.R. 08/08/1994;
  • Lgs.81/08.

Durante i corsi, gli allievi vengono informati su diverse tematiche:

  • I rischi a causa dell’esposizione a fibre di amianto;
  • I riferimenti normativi;
  • Le tecniche per la bonifica;
  • Le misure preventive e protettive per gli addetti ai lavori;
  • Le modalità d’intervento per le situazioni d’emergenza;
  • La gestione dei rifiuti di amianto.

Per gli operatori amianto sono previste 30 ore di corso, 50 ore per i coordinatori amianto. Deve essere sostenuto un esame finale con la Regione, per ottenere l’attestato. Per la partecipazione, è necessario:

  • essere maggiorenni;
  • possedere la licenza media;
  • conoscere la lingua Italiana.

L’attestazione vanno aggiornata ogni 5 anni, frequentando un corso di 8 ore. Gli attestati sono validi in tutta Italia. L’aggiornamento può essere frequentato anche tutto a distanza (in videoconferenza), dato che non è prevista una parte pratica. la prima formazione può essere svolta a distanza solo per la metà delle ore, il resto deve essere completato in aula.