Caffè e mal di testa: esiste una relazione?
Il caffè aiuta a stare svegli e per molti è indispensabile prenderlo la mattina, anche se potrebbero esserci delle spiacevoli conseguenze. L’assunzione del caffè è collegata all’insorgere del mal di testa? Vediamolo insieme. Il caffè, in particolare in Italia, rappresenta un vero e proprio rito, dato che molti non sono in grado di incominciare la giornata lavorativa senza averne bevuto almeno una tazzina. Bisogna pensare però anche agli effetti che tale bevanda reca al nostro organismo, che ovviamente sono anche positivi. La caffeina è una sostanza, che se assunta a piccole dosi, può favorire diverse funzioni dell’organismo umano, mentre in quantità eccessive (oltre i 10mg/kg al giorno) può purtroppo provocare spiacevoli disturbi. Un effetto collaterale del caffè molto comune è il mal di testa, ma si potrebbero manifestare anche il bruciore di stomaco, la tachicardia e l’insonnia. Anche chi ogni giorno assume caffè può andare incontro a problemi di cefalea. C’è chi sostiene che il caffè sia responsabile della cefalea e chi invece afferma l’opposto, cioè che subito dopo aver bevuto un caffè vede sparire questo fastidio. Chi ha ragione? Uno studio ha cercato di trovare una soluzione a questo enigma. Uno studio condotto dalla University of Vermont College of Medicine, testata su individui che ogni giorno assumono caffeina, ha notato una significativa incidenza di fenomeni di emicrania nelle persone che avevano deciso di non bere più caffè. L’emicrania spariva dopo pochi giorni in tutti coloro che:
- continuavano a non assumere caffeina. In genere il tempo di sparizione del mal di testa era di 2 giorni circa;
- cominciavano nuovamente ad assumere caffeina. In questa situazione servivano al massimo 2 ore per la remissione dell’emicrania.
L’analisi dei dati ha messo in evidenza una tipica forma di astinenza, in questo caso da caffeina. Si potrebbe dedurre dunque che non è il caffè di per sé a provocare o a placare il mal di testa, ma di certo l’astinenza da caffeina. Il nostro organismo sente l’esigenza della sostanza dal momento che ne è a corto e comincia ad inviare dei segnali, tra i quali appunto l’emicrania. Bere caffè crea senza ombra di dubbio una vera e propria dipendenza che, come tale, dà delle crisi di astinenza se non si assume la caffeina entro un certo tempo. Vediamo perché la caffeina ci rende dipendenti. L’assunzione di tale sostanza va ad aumentare la pressione sanguigna. Dal momento in cui non beviamo più caffè, la caffeina non è più nel sangue, la pressione diminuisce velocemente e tale fenomeno genera il mal di testa. L’emicrania però sparisce quando si ricomincia ad assumere caffeina; quest’ultima contiene un enzima naturale che opera al pari di un bloccante del dolore. Il risultato di questo enzima è proporzionale alla quantità di caffè che si ingerisce ogni giorno. Fate attenzione se amate il caffè. Berlo può essere un rituale molto gradito ma è sempre meglio essere al corrente degli effetti che si potrebbero presentare, soprattutto se si supera una certa dose giornaliera, che gli esperti indicano essere di 2/3 tazzine (non creano dipendenza). Per molti che accusano a volte un po’ di mal di testa, è inoltre sufficiente prendere una tazza di caffè forte (senza l’aggiunta di zucchero) per farlo passare; non è necessario quindi ricorrere poi ad alcuna medicina: ad allevare il dolore è proprio la lieve azione vasocostrittrice sulla circolazione sanguigna, che restringe le arterie del cranio che in certe tipologie di mal di testa, come l’emicrania, si dilatano molto.
Il consumo di caffè influisce sul sonno?
A volte basta semplicemente bere anche un solo caffè tre ore prima di dormire per posticipare di 40 minuti l’azione della melatonina, l’ormone ritenuto fra i principali responsabili del ritmo sonno-veglia. L’effetto della caffeina va a toccare inoltre ogni cellula del nostro corpo: tale aspetto spesso non è considerato. Il caffè viene assunto anche dopo la cena, dato il suo blando potere digestivo, ma questa cosa potrebbe essere causa di problemi per l’organismo. Si fa presente inoltre che l’adenosina è una sostanza chimica contenuta nel cervello che influisce sul ciclo sonno-veglia: i suoi livelli s’innalzano quando si è svegli e scendono quando si dorme. In genere, le molecole di adenosina si legano a speciali recettori nel cervello, che rallentano l’attività cerebrale in modo tale da prepararla al sonno. Ma la caffeina, unendosi ai recettori dell’adenosina, evita che ciò accada.
Il caffè ci rende attivi durante la giornata
Molte persone, soprattutto sul posto di lavoro, vedono nel caffè una soluzione al problema della stanchezza, in modo tale da sentirsi più attivi (migliora la concentrazione e l’efficienza sul posto di lavoro). Non lo beviamo solo perché ci piace, ma perché necessitiamo dunque di una certa carica per affrontare la giornata. Soprattutto per chi non lo tollera, una soluzione potrebbe essere quella di sostituirlo con altre bevande più salutari come ad esempio il ginseng, che ha caratteristiche simili. Attenzione però anche in questo caso a selezionare al meglio la bevanda e non assumere un caffè al sapore di ginseng, dato che potrebbe avere conseguenze negative peggiori di quelli della tazzina di caffè, in particolare nei soggetti che soffrono di pressione alta. Alcune persone possono bere però anche diverse tazzine al giorno senza sentirsi stimolati dalla caffeina; altri possono addirittura accusare molta più stanchezza dopo l’assunzione. Per chi soffre di malattie cardiovascolari o di ipertensione, deve ridurre il più possibile il consumo. In ogni caso, non ci scordiamo di avere sempre un’alimentazione sana e di praticare sport. Il nostro corpo assorbe rapidamente la caffeina (il 99% in massimo 45 minuti dall’assunzione): gli effetti si riescono a sentire anche solo dopo alcuni minuti; ma una volta che la metabolizziamo totalmente, i suoi effetti scompaiono. Tutto ciò è soggettivo, dipende da persona a persona, in particolare da alcuni aspetti, quali i fattori genetici e lo stile di vita. Le persone che consumano regolarmente caffè (e altre bevande in cui è presente la caffeina) possono manifestare una tolleranza agli effetti stimolanti della caffeina, ciò vuol dire che devono berne in quantità maggiori se desiderano avere simili obiettivi. È bene sapere che la caffeina ostacola i recettori dell’adenosina, senza influenzare la formazione di nuove molecole di tale sostanza: quando svanisce, le molecole di adenosina possono nuovamente combinarsi ai loro recettori, e la conseguenza è un senso di sonno. Uno studio ha osservato gli effetti dell’assunzione giornaliera di caffeina sulle prestazioni ciclistiche di 11 persone. All’inizio della ricerca, i partecipanti avevano frequenze cardiache piuttosto alte e migliori prestazioni dopo aver bevuto caffè; ma dopo circa 15 giorni si è constatato che gli effetti della caffeina sono diminuiti. A questo punto, per tornare a percepire gli effetti energici del caffè, bisogna assumerne un po’ di più, ma senza esagerare: il Ministero della salute, dall’analisi dei dati della Efsa (European Food Safety Authority), consiglia per un adulto un consumo fino a 200 mg di caffeina al giorno (anche se fino a 400 mg non dovrebbero esserci disturbi per la salute di chi è sano). Generalmente un caffè espresso contiene circa 80 mg di caffeina, mentre un caffè americano, lungo e in tazza grande, può raggiungere i 90 mg. Se dopo questo limite avvertite ancora molta stanchezza, forse è segno che avete bisogno di un po’ di relax.
Caffè contro lo stress lavoro correlato
La caffeina è un buon mezzo per combattere lo stress legato al lavoro perché, assumendola in modo costante senza esagerare in termini di quantità, consente di bloccare i recettori neurotrasmettitori che inibiscono l’adenosina. Quest’ultima è una molecola che aiuta a combattere lo stress cronico del nostro corpo e i possibili danni negativi che ne derivano. La caffeina inoltre va a migliorare la memoria e la velocità di concentrazione, rendendosi molto utile in particolare durante i periodi di studio o lavoro concentrati. Si ricorda che ogni Datore di lavoro deve redigere obbligatoriamente il documento di valutazione del rischio stress lavoro correlato, per valutare attentamente tale rischio ed adottare eventualmente interventi atti a ridurlo al minimo. Un periodo di forte stress può generare degli stati d’ansia, che con il tempo rappresentano una vera e propria patologia. Il problema dell’ansia è che molte volte è legata ad altri fenomeni, come l’aumento della frequenza cardiaca e frequenti attacchi di panico. Inoltre, questo disturbo può essere alimentato mediante l’assunzione di sostanze che eccitano (assente in quantità elevate potrebbero peggiorare il livello di ansia e di altri disturbi a questa associati). Per quanto riguarda gli eccitanti ci sono le bevande che contengono caffeina, e quella più conosciuta è proprio il caffè. C’è da dire che caffè e ansia non sono un mix perfetto per il nostro organismo. Ma l’assunzione di caffeina potrebbe generare l’ansia? A volte si, ma dipende molto dalla quantità che viene assunta. Dunque, per evitare queste problematiche, basta sapere che è bene prendere la giusta dose di caffeina al giorno e, se si assumono altre bevande o alimenti contenenti la caffeina, cercare poi di non bere altro caffè. Si fa presente, infatti, che sia bibite analcoliche che bibite dietetiche possono contenere una quantità di caffeina anche non indifferente; alcune tipologie di tè, come ad esempio il tè nero e il tè verde, presentano un po’ di caffeina, come anche la cioccolata o alcuni gusti di gelato potrebbero contenerla.