Colpo di calore: come assistere l’infortunato?

Colpo calore lavoroCon le temperature in aumento nel periodo estivo sono frequenti i fenomeni di colpo di calore, soprattutto in ambito edile. Sono diverse le accortezze, le misure preventive per prevenire i rischi legati all’esposizione alle alte temperature e alle ondate di caldo. Negli ultimi anni, relativamente all’emergenza caldo, c’è molta più attenzione ai rischi dei lavoratori che operano all’aperto, ad esempio quelli del settore agricolo e dei cantieri edili e stradali.

Colpo di calore: quanto può durare?

È impossibile dare una risposta precisa a questa domanda, poiché la durata dei sintomi è in relazione all’entità del danno del colpo di calore e da molti altri aspetti, come età e stato di salute generale del paziente. Una lieve ipertermia può essere critica e duratura in un anziano con problemi di salute (come diabete o cardiopatie) o in un bambino, così come una più grave può essere associata a sintomi migliori se la persona è giovane ed in ottima salute. Ad ogni modo, di solito i tempi di recupero da un colpo di calore sono di uno o due giorni, senza danni gravi.

Caldo estivo in edilizia: i suggerimenti utili

Vediamo alcune azioni utili da mettere in atto per proteggerci in edilizia dal rischio da temperature elevate nelle attività che si svolgono all’aperto:

  • Termometro e igrometro (uno strumento che misura l’umidità relativa dell’aria) a disposizione in cantiere sono utili alle aziende per capire se la loro specifica attività appartiene alla sfera delle previsioni del sistema di allarme HHWWS, che fa stime a livello regionale, o si trova in situazioni più favorevoli o sfavorevoli. Tale sistema di allarme HHWWS (Heat Health Watch Warning system) è stato messo in atto nell’ambito del Piano operativo nazionale di interventi per la previsione e prevenzione dei danni delle ondate di calore sulla salute. Per quanto riguarda il termometro e l’igrometro, possono essere adottati anche strumenti a basso costo e di semplice e rapida lettura.
  • È importante programmare delle pause:
    • indicativamente, ma non tassativamente, 10 minuti ogni ora, poiché la durata delle stesse può essere decisa in base alle specifiche condizioni dei singoli cantieri;
    • organizzate dall’azienda ed attivate dal preposto, non lasciate alla determinazione del singolo operaio;
    • in un ambiente preferibilmente fresco o comunque in posti all’ombra (se non ci sono zone ombreggiate, impiegare ombrelloni da cantiere).
  • Programmare le attività più stancanti in orari con temperature più basse.
  • Interrompere i lavori nelle ore più calde.
  • Programmare una rotazione nel turno fra gli operai esposti.
  • Fare in modo che vi sia acqua disponibile sul posto di lavoro:
    • per bere, con aggiunta di integratori minerali;
    • per consentire ai lavoratori di rinfrescarsi.
  • Evitare di operare da soli.
  • Programmare gli orari di lavoro dei lavoratori un po’ più “fragili”, nelle ore in cui fa meno caldo.
  • È vietato bere alcolici sul posto di lavoro, ai fini della tutela della sicurezza dei lavoratori.
  • Il datore di lavoro deve informare e formare i lavoratori riguardo diversi aspetti. I lavoratori devono essere informati su:
    • possibili danni alla salute recati dal calore eccessivo;
    • segni e sintomi premonitori;
    • necessità di parlare con il proprio medico di famiglia in merito a possibili modifiche/sospensioni dei trattamenti farmacologici in corso;
    • non operare a torso nudo;

La formazione specifica degli addetti al primo soccorso aziendale è importante per far sì che i lavoratori vengano a conoscenza dei possibili problemi di salute causati dal calore, i campanelli d’allarme (sintomi) e semplici interventi di primo soccorso. In merito ai dispositivi di protezione individuale (DPI) e all’abbigliamento da indossare durante il lavoro:

  • devono essere messi a disposizione idonei dispositivi di protezione individuali ed indumenti protettivi:
  • cappelli a tesa larga e circolare per la protezione di capo, orecchie, naso e collo;
  • occhiali protettivi per il sole;
  • abbigliamento di colore chiaro e dal tessuto leggero (cotone);
  • calzature di sicurezza/protezione estive;
  • creme protettive solari (UV).

Colpo di sole e colpo di calore: che differenza c’è?

Il colpo di calore viene a volte confuso con il colpo di sole, ma si tratta di due situazioni diverse benché possano avere sintomi simili. Il colpo di sole è un’insolazione dovuta all’esposizione diretta e prolungata del corpo, e soprattutto del capo, ai raggi solari. Il colpo di calore può accadere invece anche senza esposizione diretta al sole. Anche il colpo di sole provoca un improvviso innalzamento della temperatura corporea, come anche eritemi e ustioni cutanee, occhi arrossati e lacrimazione, e problemi anche critici correlati alla congestione dei vasi sanguigni del cervello per effetto delle radiazioni solari.

Cosa fare in caso di colpo di calore?

In caso di colpo di calore sul posto di lavoro, come prima cosa, portare la persona colpita in un ambiente ombreggiato e areato è fondamentale. Se l’infortunato ha un mancamento, è bene metterlo a terra sdraiato con le gambe sollevate; somministrare liquidi non ghiacciati a piccoli sorsi. Se la situazione non si riprende nell’arco di mezz’ora, o in presenza di disturbi della coscienza, si deve andare al Pronto Soccorso. Cosa non bisogna fare?

  • Non somministrare bevande alcoliche o caffeina per alleviare la disidratazione: il loro effetto diuretico comporterebbe ulteriori disagi;
  • Evitare di utilizzare del ghiaccio per rinfrescare l’infortunato;
  • Anche se s’innalza la temperatura corporea a causa del colpo di calore, non ricorrere a farmaci antipiretici, come ibuprofene, paracetamolo o acido acetilsalicilico senza prescrizione medica. Questi medicinali, infatti, possono recare danni a carico dei reni e del fegato.

Se il soggetto è a rischio (bambini, anziani, cardiopatici) o è svenuto, non perdere tempo e dare l’allarme al Pronto Soccorso.

Caldo estivo in edilizia: infortuni da colpo di calore

Andiamo ad esaminare due casi di colpo di calore. Nel primo caso un operaio è intento da alcuni giorni, insieme al datore di lavoro, nella ristrutturazione della copertura di un edificio. Si tratta dell’eliminazione dell’esistente mantellata di copertura, dell’applicazione a caldo di una guaina bituminosa e, dunque, della posa delle nuove tegole. Il lavoratore toglie i coppi, mentre il titolare si cimenta nell’applicare a caldo la guaina. L’attività è eseguita all’aperto, in collina; il giorno dell’evento c’è una bella giornata e le temperature raggiungono i 32 °C, con umidità relativa intorno al 45%. Per difendersi dai raggi solari il lavoratore porta un copricapo con frontino ed una camicia in cotone; non ha problemi di salute e non prende medicinali. Per evitare l’esposizione a condizioni climatiche avverse, l’inizio dei lavori è previsto per le ore 6:30 e la fine per alle 13:30. Vicino al cantiere si trova una fonte di acqua corrente fresca, utile al lavoratore per bere e rinfrescarsi. Una volta finiti i lavori della giornata, intorno alle 13:30, dopo aver salutato il committente, l’infortunato comincia a sentirsi male, pronunciando frasi senza senso; cade a terra a causa di uno svenimento. Soccorso e trasportato in ospedale, dove arriva con una temperatura corporea maggiore di 41.7 °C, decede circa 12 ore dopo. Viene effettuata l’autopsia, dalla quale si è riscontrato che il decesso è dovuto ad un colpo di calore. Sono queste le cause:

  • giorno estivo soleggiato con temperature esterne maggiori di 30°C e presenza di irraggiamento solare diretto;
  • l’infortunato operava all’aperto, su un tetto, con temperatura ambientale elevata ed esposizione ai raggi del sole.

Il secondo caso riguarda l’attività di puntellatura di un muro storico pericolante. L’operaio dopo circa un’oretta dalla pausa pranzo avverte un malessere generale, con sintomi riconducibili al colpo di calore, perdendo velocemente i sensi. Viene soccorso da un collega lì presente e da una persona che abita nelle immediate vicinanze del cantiere, che hanno dato l’allarme immediatamente all’ambulanza. Purtroppo non erano presenti ripari per proteggersi dal sole e l’infortunato non indossava un copricapo di protezione. Si fa presente che il lavoratore aveva indossato proprio in quel giorno una maglia bagnata per coprirsi il capo; inoltre le temperature erano elevate, ed il rischio di colpo di calore non era stato considerato. L’infortunato non era stato formato su questo rischio. Dagli accertamenti compiuti risulta inoltre che l’operaio era idoneo al lavoro ed il suo certificato d’idoneità non presentava alcuna prescrizione. Non si sa se al momento del malore l’operaio avesse la maglia bagnata in testa, ma l’aveva tenuta con sé durante la giornata. L’attività si è svolta quel giorno dell’infortunio nei seguenti orari:

  • 08:00-09:30: all’interno del deposito dell’azienda per caricare il camion;
  • 09:30-11:30: svolgimento dell’attività in cantiere;
  • 11:30-12:30: rientro al magazzino della ditta e caricare il camion;
  • 12:30-13:00: pausa pranzo;
  • 13:00-14:00: tempo per caricare il camion nel magazzino aziendale e ritorno al cantiere;
  • 14:00: ripresa dell’attività;
  • 15:00: l’operaio si è sentito male a causa del colpo di calore.

Perché il lavoratore si è sentito male? Andiamo a vedere i fattori scatenanti:

  • L’infortunato operava per tempo prolungato in condizioni climatiche avverse (alte temperature);
  • Assenza di dispostivi di protezione individuali (DPI) per il capo;
  • Cantiere privo di ripari contro i raggi solari e le alte temperature.