L’uso del computer è diffuso nella maggior parte degli ambienti lavorativi. Molti lavori lo richiedono per lo svolgimento delle specifiche funzioni, a volte anche solo in parte. L’ampia diffusione digitale nel mondo del lavoro ha portato alla nascita di nuovi diritti per tutti coloro che quotidianamente hanno lo sguardo fisso su un pc, ma non solo, anche tablet ed altri elaboratori elettronici. Al giorno d’oggi, che si tratti di lavoro pubblico o privato, praticamente ogni ambito lavorativo ha esigenza del computer. Ne consegue che, dopo diverso tempo trascorso davanti al pc, la vista e la postura possono subire un peggioramento, anche non indifferente.
La prevenzione negli uffici
La normativa di riferimento è il D.lgs. n.81 del 2008, dove viene chiarito che chi opera al computer deve fare 15 minuti di pausa ogni 2 ore continuative davanti al pc. Ciò è volto alla tutela della salute psico-fisica dei dipendenti, in particolare per quanto riguarda la vista e la postura. Tale normativa definisce addetto al videoterminale chi utilizza il computer in modo abituale per almeno 20 ore settimanali. Diverse sono le misure di prevenzione al fine di evitare l’insorgere di danni ergonomici tipici dell’addetto al videoterminale:
- pause di 15 minuti ogni due ore di lavoro continuativo al videoterminale;
- visita medica da parte del Medico Competente aziendale, ai fini del rilascio dell’idoneità lavorativa (con particolare riguardo ai rischi per la vista, per gli occhi e di tipo osteo-articolare).
Se il Datore di Lavoro non concede pause o non sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratori, rischia fino a sei mesi di detenzione. Per contrastare questo fenomeno e tutelare la salute dei lavoratori, è intervenuto il D.lgs. n. 81 del 2008: qui viene stabilito che chi lavora al computer deve poter riposare gli occhi lontano dal monitor e fare due passi per risvegliare la muscolatura per 15 minuti ogni 2 ore di lavoro continuativo al pc.
Pc, postazione e sedile di lavoro
L’uso di ogni attrezzatura utilizzata in ufficio non deve rappresentare una fonte di rischio per i lavoratori. Per quanto riguarda lo schermo del pc, deve avere una forma chiara, con immagini stabili, senza tremolii. Ci deve essere la possibilità per l’operatore di regolare con facilità il contrasto di luce tra i caratteri e lo sfondo dello schermo. Lo schermo deve essere orientabile ed inclinabile, secondo le necessità. È bene, ove ritenuto opportuno, ricorrere ad un sostegno separato per lo schermo. Non devono essere presenti riflessi perché potrebbero essere causa di disagio durante lo svolgimento della propria mansione. Lo schermo deve essere frontale rispetto al lavoratore, regolandolo in modo tale che lo spigolo superiore si trovi leggermente più in basso dell’orizzontale che passa per lo sguardo dell’addetto e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm. Passiamo ora alla tastiera e ai dispositivi di puntamento. La tastiera deve essere a parte e, dunque, non in un unico blocco rispetto allo schermo; deve poter essere inclinata secondo le esigenze per permettere al lavoratore di assumere una posizione comoda e tale da non recare l’affaticamento delle braccia e delle mani. Il piano di lavoro deve inoltre favorire l’appoggio degli avambracci, in modo che sia agevolata la digitazione dei tasti sulla tastiera. Quest’ultima deve essere opaca e non riflettente; deve esserci un contrasto tra il colore della tastiera e i simboli. Il mouse o qualsiasi dispositivo di puntamento fornito deve essere posizionato sullo stesso piano della tastiera; a tal riguardo deve esserci uno spazio adeguato per utilizzarlo.
Per quanto concerne il piano di lavoro, deve essere inoltre poco riflettente, del tutto stabile, di dimensioni adeguate in modo tale da collocare al meglio lo schermo, la tastiera e ogni documentazione utile all’attività lavorativa. L’altezza del piano di lavoro varia dai 70 agli 80 cm e lo spazio sottostante a disposizione deve consentire di poggiare comodamente le gambe e di muoverle liberamente, ed essere sufficientemente ampio per includere il sedile ed eventuali braccioli. Se necessario, il supporto per i documenti deve essere tale da evitare troppi movimenti con il capo e gli occhi. Si pensi ora al sedile da lavoro. Questo deve consentire al lavoratore di muoversi il più possibile, garantendo comodità. L’altezza deve essere regolata in indipendentemente dallo schienale, che deve essere idoneo a sostenere la zona dorso-lombare della persona ed deve essere adeguato alle caratteristiche fisiche dell’utilizzatore (l’altezza e l’inclinazione devono essere regolabili). Il sedile e lo schienale devono avere bordi smussati e essere costituiti da materiale con un livello di permeabilità tale da non compromettere il comfort. La sedia deve essere girevole per assecondare i cambi di posizione del lavoratore. Le persone di bassa statura è bene che utilizzino un poggiapiedi per stare comodamente seduti; questo non deve spostarsi involontariamente durante l’attività lavorativa ed è utile ad alleggerire la compressione del bordo del sedile sulle cosce ed ottenere così una postura adeguata agli arti inferiori.
Smart Working e salute del lavoratore
Smart Working significa “lavoro intelligente” ed è un fenomeno che si sta diffondendo nelle aziende italiane, per via dell’emergenza Covid-19. I lavoratori delle piccole, medie e gradi imprese, del settore pubblico e privato, stanno adottando un nuovo modo di lavorare. Si tratta dunque di un lavoro a distanza, che prevede due diverse forme: full Smart Working e Smart Working ibrido. Quest’ultimo consiste in un regime misto tra presenza in ufficio e lavoro da casa. Sempre più persone stanno apprezzando i numerosi vantaggi del lavoro a distanza, dimostrando il loro valore professionale attraverso i risultati conseguiti. Ad oggi si possono svolgere le mansioni che si effettuavano in ufficio, direttamente dalla propria abitazione, evitando il più possibile o eliminando ogni spostamento, e quindi facendo risparmiare anche molto tempo. Diversi studi attestano che un’alta percentuale di lavoratori preferisce tale condizione e non tornerebbe dunque a quella che vi era prima dell’emergenza, preferendo però lo Smart Working ibrido, in modo da alternare lavoro da casa e ufficio. Molti lavoratori ritengono comunque che l’emergenza abbia permesso di acquisire un’esperienza importante che deve essere presa sicuramente in considerazione per il futuro. E’ in atto pertanto una nuova filosofia manageriale volta a restituire agli individui flessibilità ed autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e dei mezzi da impiegare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Ci troviamo difronte ad una diversa organizzazione del rapporto tra il lavoratore e l’azienda. Visto come un metodo di lavoro innovativo, è volto ad un buon bilanciamento tra e produttività aziendale e vita privata del lavoratore. In tutto questo contesto la tecnologia occupa un ruolo chiave, perché vengono applicate tecnologie avanzate per far sì che le persone possa processi di business, con l’obiettivo di aumentare la produttività, innovare, coinvolgere persone e gruppi di lavoro. Si fa presente che non tutti da casa hanno uno spazio idoneamente attrezzato per l’esecuzione delle attività da svolgere; pertanto i Datori di Lavoro potrebbero, a seconda del genere di mansione, non dare la possibilità di compiere le attività da casa e dunque richiamare i dipendenti in ufficio. Ogni lavoratore dovrebbe porsi, ad esempio le seguenti domande: la sedia è ergonomica? Il monitor è alla giusta altezza ed evita l’affaticamento degli occhi? La sedia può essere regolata? Ha il sedile imbottito in spugna per garantire il comfort anche dopo ore di lavoro? Lo schienale segue i movimenti della schiena, per evitare disturbi alla colonna vertebrale? E’ possibile regolare i braccioli facendo si che gli avambracci siano a riposo sul piano della scrivania e formino un angolo di 90° con le braccia? C’è da dire che il lavoro da casa potrebbe peggiorare la postura di molti operatori, in particolare coloro che si ritrovano a condividere con la propria famiglia o inquilini tavoli della casa in cui abitano, o ancora peggio, a lavorare con il pc sopra le gambe allungate su una sedia o incrociate sul divano. Molto spesso vengono utilizzate sedie che non sono molto comode, troppo rigide, dure e realizzate più che altro per essere belle esteticamente, non tanto per garantire la comodità. Tutto ciò potrebbe portare a danni che si manifesterebbero a distanza di tempo, con pesanti (e fastidiose) conseguenze, quali dolori alla schiena, cervicalgie e disturbi alle articolazioni (sembrerebbero essere in aumento dallo stato di emergenza Covid-19). Una volta passata l’emergenza, bisognerebbe escogitare delle soluzioni più efficaci sulla base degli ambienti domestici a disposizione. Potrebbero essere presi in considerazione gli spazi che in genere non vengono molto utilizzati, quali cortili, aree giochi per bambini, sale condominiali; si deve valutare la possibilità di adattarli al nuovo modo di operare per consentire di lavorare da remoto. Ai lavoratori devono essere garantiti tutti i supporti informatici necessari, compreso il rialzo per il monitor e una sedia ergonomica, in modo da avere una postazione di lavoro completa. Il commercio offre diversi modelli di sedie adatte allo Smart Working gradevoli nel design e che allo stesso tempo soddisfano i requisiti ergonomici, assicurando il benessere della schiena, gambe e braccia, evitando l’affaticamento. Il rivestimento deve garantire il massimo igiene. Tutti questi aspetti comportano però dei costi per le aziende, indispensabili per assicurare un lavoro da remoto confortevole e sicuro anche dal punto della salute e della sicurezza dell’addetto al videoterminale. E’ importante sottolineare che i lavoratori devono frequentare obbligatoriamente corsi online per videoterminalisti a basso rischio (all’atto dell’assunzione e con periodicità quinquennale), in modo da essere sempre informati su tutti i rischi cui sono esposti.