Formazione dell’addetto al primo soccorso
L’addetto al primo soccorso è una figura obbligatoria in azienda prevista dal Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (D.Lgs.81/08). La normativa di riferimento per il servizio di primo soccorso aziendale è il DM 388/03, che descrive la classificazione delle aziende, le attrezzature che il Datore di Lavoro deve mettere a disposizione e la formazione obbligatoria per gli addetti al primo soccorso in azienda. L’addetto al primo soccorso è nominato dal Datore di Lavoro, che provvede ad individuare una persona di fiducia dal punto di vista dei requisiti fisici ed emotivi, garantendogli un’adeguata formazione. Il Datore di Lavoro deve nominare uno o più addetti al primo soccorso, in un numero adatto in base al totale dei dipendenti, grado di rischio, turnazioni e struttura. Chi ricopre tale ruolo deve seguire uno specifico corso per addetto al primo soccorso, con durata variabile in base al tipo di azienda:
- Corso di 12 ore per le aziende di gruppo B e C (il gruppo B riguarda le aziende con tre o più lavoratori che non appartengono al gruppo A, mentre il C include tutte quelle con meno di tre lavoratori che non appartengono al gruppo A).
- Corso di 16 ore per le aziende del gruppo A.
Ogni tre anni l’attestato per il primo soccorso va aggiornato con un corso pari a 6 ore per il gruppo A e 4 ore per i gruppi B e C.
Si fa presente che le aziende sono classificate in tre gruppi sulla base dell’attività che esercitano, del numero di lavoratori occupati e dei rischi. Se l’azienda svolge attività che rientrano in gruppi differenti, si deve prendere in considerazione l’attività con indice più alto. Dalla classificazione aziendale dipendono le attrezzature da collocare in azienda e le ore di formazione degli addetti.
Compiti dell’addetto al primo soccorso
Il ruolo dell’addetto al primo soccorso verte sulla gestione delle emergenze. La persona deve principalmente deve saper relazionarsi con il Servizio di pronto intervento sanitario (118). L’addetto al primo soccorso deve, in particolare:
- saper riconoscere un’emergenza sanitaria;
- riconoscere un infortunio e prevenire ulteriori danni all’infortunato;
- saper accertare le condizioni psico-fisiche della vittima;
- avvisare il sistema di soccorso in modo opportuno;
- tentare di riportare alla normalità un’attività cardiaca e respiratoria nel malcapitato;
- essere in grado di raccogliere informazioni sull’infortunio;
- attuare l’insieme delle azioni che permettono di aiutare una o più persone in pericolo, nell’attesa dell’arrivo dell’ambulanza;
- conoscere i rischi specifici dell’attività svolta;
- conoscere patologie relative al luogo di lavoro.
Intervenire tempestivamente e in modo opportuno è fondamentale per non aggravare la situazione del soggetto coinvolto o, addirittura, per salvare una vita (in attesa che arrivi il personale medico addestrato). Avere una o più figure che ricoprono tale ruolo in azienda, non solo un obbligo di legge, ma consente soprattutto di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Organizzazione del primo soccorso e attrezzature
L’organizzazione del primo soccorso appartiene alle misure generali di tutela, fissate all’art.15 D.lgs.81/2008, e fa parte del capitolo della gestione delle emergenze (Sezione VI D.lgs.81/2008), insieme alla prevenzione incendi e all’evacuazione dei luoghi di lavoro in situazioni di pericolo grave e imminente. Il numero dei soccorritori deve essere rapportato a quello dei lavoratori che contemporaneamente operano nell’ambiente di lavoro ed al tipo di rischio infortunistico. In ogni caso ci deve essere un sostituto, con pari abilità per ognuno dei soccorritori scelti, al fine di garantire la presenza sul posto in caso di necessità. Anche se non vi sono particolari indicazioni da parte della normativa, la selezione degli addetti dovrebbe basarsi sulle attitudini, sulle esperienze personali nell’ambito delle emergenze e sulle disponibilità individuali. Il Datore di Lavoro, nella scelta di personale da inserire, deve tenere conto anche dello stato di salute del lavoratore; quest’ultimo non deve avere dunque problemi tali da impedire o limitare l’intervento immediato in emergenza. Per la realizzazione di primo soccorso ad hoc è necessario tenere conto della tipologia di attività e rischi specifici presenti. Tale aspetto è fondamentale, ad esempio, per chiarire l’adozione di altri presidi sanitari oltre a quelli obbligatori per la normativa o il trasferimento di competenze specifiche agli addetti al primo soccorso. Deve essere preso in considerazione, inoltre, il luogo di svolgimento dell’attività, in particolare la sua raggiungibilità. Tutto ciò serve per organizzare l’arrivo dei soccorsi avanzati e le modalità di attivazioni degli stessi. Le aziende devono tener conto di qualsiasi cosa che possa influenzare le scelte organizzative/gestionali, il numero di addetti da designare e la formazione degli stessi, il tipo di informazioni da dare ai lavoratori. Ogni luogo di lavoro deve essere dotato delle migliori attrezzature di pronto soccorso. Il Datore di Lavoro, anche tramite la collaborazione del Medico Competente aziendale, sulla base dei rischi specifici esistenti nelle propria azienda, individua e mette a disposizione le attrezzature di equipaggiamento ed i dispositivi di protezione individuale (DPI) per gli addetti al primo intervento interno ed al pronto soccorso. Tali attrezzature e dispositivi devono essere scelti sulla base dei rischi specifici appartenenti all’attività lavorativa dell’azienda e devono essere mantenuti in ottime condizioni e di pronto impiego e custoditi in luogo idoneo e di facile accesso.
Le funzioni vitali e il primo soccorso
L’emergenza è una condizione che pone il paziente in imminente pericolo di vita e richiede un intervento immediato, mentre l’urgenza è una condizione che, in assenza di adeguato trattamento, può diventare critica. E’ fondamentale il riconoscimento delle funzioni vitali, quei valori che rappresentano dunque la coscienza, il respiro ed il battito. La rilevazione dei parametri vitali è importantissimo nelle tecniche di primo soccorso. Si tratta di un esame primario che effettua il soccorritore, e consiste nell’acquisire le principali informazioni in merito (“respira/non respira”, “il cuore batte/non batte”, ecc.), senza particolari accorgimenti. Un’analisi precisa richiede infatti l’uso di strumenti di misura idonei, per cui non viene svolta nei casi di massima urgenza, nei quali i sintomi sono evidenti (ad esempio mancanza di respiro o mancanza di battito cardiaco). Si definiscono, dunque, funzioni vitali quelle funzioni organiche che assicurano il sopravvivere di un individuo. La medicina d’urgenza fissa tre grandi funzioni vitali: la respirazione polmonare, la circolazione sanguigna (favorita dalle pulsazioni cardiache) e l’attività del sistema nervoso centrale (unione di cervello e midollo spinale). Il danneggiamento di una sola di queste funzioni può provocare rapidamente il decesso. Diverse pratiche d’urgenza possono supplire tali funzioni in attesa dei soccorsi, come la respirazione bocca a bocca (che rimpiazza temporaneamente la respirazione naturale) e il massaggio cardiaco (che riattiva artificialmente la circolazione sanguigna).
Quando devo iniziare la Manovra di Heimlich?
La manovra di Heimlich è una tecnica di primo soccorso da effettuare in caso di un’ostruzione delle vie aeree; rappresenta un’ottima misura per le situazioni di soffocamento. Il nome di questa manovra deriva dal medico Henry Heimlich, che per primo la descrisse nel 1974. Può essere intrapresa anche da persone che non sono medici, ma in tal caso è sempre meglio contattare senza esitazione il pronto soccorso, preferibilmente ripartendo i compiti tra più persone: la persona più adatta praticherà subito la manovra di Heimlich, altri si occuperanno di attivare l’ambulanza. Se il soccorritore si trova da solo con la vittima, praticherà innanzitutto la manovra di Heimlich, poi chiamerà i soccorsi ed effettuerà di nuovo la manovra fino a quando necessario. Il soccorritore esegue la manovra di Heimlich tramite mani e braccia per compiere una serie di rapide e profonde compressioni sull’addome della vittima, sotto lo sterno e sopra l’ombelico, andando a comprimere il diaframma. Avviene dunque la compressione sui polmoni e viene spinto l’oggetto lungo la trachea, in modo da provocarne l’espulsione: si crea in questo modo un potente ed artificiale colpo di tosse. La persona che si sente soffocata non riesce da sola a riempire i polmoni e non ha nemmeno la possibilità di tossire con forza.
Emergenza e catena di sopravvivenza
Una persona che resta vittima di un malessere, di una malattia o di un incidente, deve ricevere soccorso da una o più persone; nel complesso, ciò rappresenta la cosiddetta “catena della sopravvivenza”, che ha inizio con la chiamata di emergenza. Chi trova una persona non cosciente, ferita o in pericolo, deve innanzitutto ragionare sulla possibile motivazione, per evitare di mettere in pericolo la vita dell’infortunato e la propria. Nessuna azione deve essere incominciata senza aver analizzato la situazione; ad esempio, i pericoli correlati a gas, esalazioni tossiche e nocive, elettricità possono anche essere non subito chiari. La chiamata di emergenza va effettuata appena possibile, in base alle possibilità, dopo aver compiuto un esame primario. Tra le diverse manovre di primo soccorso, importantissima è quella del BLSD, cioè il Basic Life Support Defibrillation, da praticare nel caso il paziente sia in arresto cardiaco. L’arresto cardiaco si verifica spesso all’improvviso e colpisce centinaia di milioni di persone l’anno (molti sono giovani). I dati internazionali attestano che tali vittime, se soccorse tempestivamente in modo adeguato, hanno buone probabilità di salvarsi (l’importante è effettuare le manovre del BLSD in maniera esatta). La catena della sopravvivenza va dunque intrapresa ed è la serie di interventi consecutivi e collegati tra di loro che possono essere d’aiuto alle vite affette da arresto cardiaco improvviso.