Donne incinte: quando fare l’amniocentesi?

Cos’è l’amniocentesi?

L’amniocentesi consiste nel prelevare una piccola quantità del liquido amniotico, che protegge il bimbo da traumi e da infezioni durante i nove mesi.
Grazie al liquido, il bimbo può muoversi liberamente, per poi posizionarsi a testa in giù nelle ultime settimane.
L’amniocentesi va ad analizzare le cellule contenute nel liquido amniotico, dette amniociti, appartenenti al feto.
Viene infilato un ago molto sottile attraverso l’addome per prelevare circa 15 ml del liquido amniotico.
L’esame è indolore, dura qualche minuto e non richiede il ricovero ospedaliero, ma ha una certa probabilità di rischio abortivo.
Nei 2/3 giorni successivi all’esame è bene stare a riposo.

Perché si esegue?

L’amniocentesi è un esame volto prevalentemente per diagnosticare anomalie del feto, come ad esempio la spina bifida e la sindrome di Down.
In genere viene eseguita dopo la quattordicesima settimana di gravidanza.
Non viene effettuato per tutte le donne in gravidanza, ma solo per quelle consenzienti considerate a rischio.
E’ comunque una procedura non obbligatoria ed i genitori sono gli unici responsabili della loro scelta.

Diritti sul lavoro delle donne incinte

Le donne incinte hanno diritto al congedo di maternità, che consiste nella sospensione dell’attività lavorativa due mesi precedenti e tre mesi successivi al parto (è possibile anche chiedere di sospendere l’attività all’ottavo mese, per poi riprenderla posticipatamente).
Sentito il parere del ginecologo e del Medico Competente aziendale, la donna incinta può richiedere di modificare il periodo di maternità, assentandosi dal lavoro un mese prima e quattro mesi dopo il parto.