Diversi studi attestano che l’inalazione di polveri di legno duro rappresenta un rischio per l’uomo.
In realtà tutti i tipi di polveri di legno possono essere pericolosi per la pelle, gli occhi e l’apparato respiratorio. Generalmente si tratta di effetti irritativi, poiché dovuti al contatto diretto delle polveri sulla pelle, sugli occhi, sul naso, sui polmoni.
Chi lavora il legno potrebbe dunque accusare disturbi agli occhi (arrossamenti, bruciore, lacrimazione), ma anche starnuti, tosse e problematiche respiratori. Tali situazioni sono legate alla quantità di polvere con cui il lavoratore viene a contatto.
Cosa s’intende per polveri di legno duro? Sono tutte quelle provenienti da alberi della famiglia delle latifoglie o angiosperme, che sono molto più compatte rispetto al legname della famiglia delle conifere (legno tenero). Andiamo ora a vedere tutto quello che c’è da sapere per i lavori in presenza di polvere di legno e tutte le precauzioni che si devono adottare.
Legno e rischio cancerogeno
La polvere di legno è stata classificata come cancerogena dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Sono coinvolte principalmente le cavità nasali, i seni paranasali e il nasofaringe.
Sono molto più pericolose le polveri di legno dure, rispetto a quelli tenere.
Le particelle tendono a depositarsi nelle cavità nasali, ma quelle molto fine, dell’ordine di 1 nm, vanno ad invadere il nasofaringe. A volte è interessata la parte tracheo-bronchiale, fino agli alveoli, che vengono dunque infiammati.
Alcuni studi attestano una correlazione tra le mansioni esposte a polveri di legno dure e il tumore al polmone. Diverse ricerche sulla polvere di legno e sul cancro del polmone fanno una distinzione tra polvere di legno tenero e polvere di legno duro, attribuendo un’alta probabilità di provocare il cancro a quelle di legno duro. Un rischio ridotto di cancro ai polmoni è stato riscontrato nei lavoratori impiegati nei paesi nordici che operano a contatto con le polveri di conifere, classificate come legno tenero.
Un altro studio effettuato in Canada attesta che il rischio di cancro ai polmoni a seguito dell’esposizione alla polvere di legno è maggiore del 40% rispetto a chi non è esposto.
Sono coinvolte principalmente le attività di costruzione, la lavorazione del legname e la realizzazione di mobili. Un aspetto importante da ricordare è che è necessaria un’esposizione sostanziale per un lungo periodo di tempo affinché si possa sviluppare una forma tumorale.
È importante sottolineare che chi lavora il legno, spesso entra a contatto anche con altri tipi di sostanze tossiche, e ciò andrebbe dunque a rappresentare un fattore di rischio per il cancro; si pensi ad esempio alle colle utilizzate. A tal riguardo è opportuno leggere con estrema attenzione l’etichetta o la scheda dati sicurezza di ogni sostanza chimica utilizzata.
Prevenzione sul posto di lavoro e diritti del lavoratore
La polvere di legno è una delle più antiche esposizioni professionali conosciute dall’uomo e l’inalazione può purtroppo essere causa di forme tumorali.
In tutte le mansioni in cui vi è l’esposizione del dipendente alle polveri di legno il Datore di Lavoro deve fare in modo di portare al minimo il rischio, assicurando che siano messi a disposizione efficienti ed efficaci impianti di aspirazione delle macchine e fornendo opportuni Dispositivi di Protezione Individuale (DPI).
Devono essere rispettati i limiti per l’esposizione di massimo 8 ore alla polvere di legno, ma ci sono tante accortezze a cui i Datori di Lavoro e i dipendenti devono sottostare al fine di ridurre al minimo l’esposizione; diverse misure di prevenzione specifiche (come ad esempio l’aspirazione della polvere di legno invece di spazzarla) possono essere messe in atto per ridurre in modo significativo l’esposizione.
Si deve tener presente che il rischio è alto in caso di esposizione prolungata nel tempo e/o di alta concentrazione delle polveri sul posto di lavoro.
Ricordiamo però che sono tantissimi i fattori di rischio cancerogeni nell’ambiente lavorativo, non solo dunque le polveri di legno. Dal primo momento in cui il lavoratore viene a contatto con l’agente cancerogeno fino allo sviluppo di una forma tumorale possono passare anche decenni, per cui spesso è difficile risalire alla precisa causa. Non è sempre facile distinguere dunque un tumore professionale da uno che scaturisce spontaneamente, senza alcuna causa precisa.
Finora abbiamo parlato di prevenzione nelle aziende, anche perché non vi sono particolari rischi per chi lavora il legno saltuariamente, come hobby: non vi sono studi che attestino l’insorgere di un tumore al polmone. È bene però ventilare il più possibile il locale in cui vengono effettuate operazioni con il legno e con qualunque altra sostanza chimica. Le raccomandazioni incluse nelle etichette e nelle schede dati sicurezza vedono anche l’impiego di guanti e mascherine idonee per evitare possibili danni alla salute (bisogna prestare attenzione a tali istruzioni). L’applicazione di semplici misure aiuta a combattere il rischio.
I Datori di Lavoro ora devono rispettare delle linee guida in atto che indicano i limiti di esposizione, anche in termini tempo, in merito alla polvere di legno, cercando di evitare il cancro.
Detto ciò, è importante che gli operai siano ben informati in merito a tali linee guida e le seguano, e devono esprimere qualsiasi dubbio in merito.
Ad oggi in Italia il valore limite di esposizione professionale alle polveri di legno dure è di 5 mg/m^3, per un periodo di riferimento di 8 ore, come si evince dal D.lgs.81/08.
Il Datore di Lavore deve effettuare una valutazione in merito all’esposizione a tutti gli agenti cancerogeni presenti sul posto di lavoro, tenendo conto in particolare delle caratteristiche delle lavorazioni, della loro durata e frequenza. Tale valutazione deve tener conto di tutte le modalità di esposizione e del numero delle persone coinvolte; deve essere rivista in caso di cambiamenti del processo produttivo.
Nel processo di valutazione dei rischi sono coinvolte le seguenti figure in azienda: Datore di Lavoro, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), Medico Competente; l’obiettivo è il miglioramento continuo del livello di rischio e la programmazione degli interventi necessari.
Deve essere inoltre redatto un registro di esposizione dei lavoratori a contatto con le polveri di legno dure, con indicazioni in merito alle attività svolte.
Devono essere prese in considerazione misure protettive particolari per i soggetti più deboli, sentito il parere del Medico Competente aziendale, lì dove vi è un’esposizione consistente.
Il lavoratore che contrae una patologia per una mancanza o errata prevenzione in azienda, ha la possibilità di ottenere un risarcimento tramite l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro), in modo tale da poter riconoscerla come malattia professionale.
Fattori di rischio cancerogeni
Diverse sostanze chimiche sono responsabili di circa il 27% delle forme tumorali negli uomini (è una percentuale alta!).
Ricordiamo che le cause di un tumore al polmone potrebbero essere molteplici: si parla di una malattia multifattoriale, proprio perché potrebbe dipendere ad esempio dall’esposizione a fibre di amianto o al fumo (ovviamente se la persona è esposta ad entrambi i fattori il rischio aumenta).
E’ importante tener presente che tale patologia può svilupparsi sia nei fumatori che nei non fumatori.
Basti pensare che il cancro ai polmoni nei non fumatori rappresenta ad esempio la sesta causa di morte negli Stati Uniti.
Esistono inoltre alimenti che diminuiscono la probabilità di contrarre il cancro al polmone, come anche una regolare attività fisica può essere d’aiuto.
Il cancro al polmone rimane purtroppo la principale causa di morte per il cancro sia per il genere maschile che per quello femminile.
Legno e possibili disturbi
La polvere di legno è accertata ormai da tanto tempo come causa di alcuni problemi di salute, non solo del cancro; tra questi vi sono eruzioni cutanee (dermatiti), che vengono associate alle polveri di oltre 300 tipologie di alberi. Prurito e arrossamento possono inoltre scaturire da una pelle molto irritata o da reazioni allergiche. Riportiamo i possibili sintomi:
- allergie respiratorie, in particolare l’asma allergico è comune; si fa presente che nei soggetti asmatici aumenta la probabilità di contrarre il cancro al polmone. I casi più noti sono quelli del cedro rosso, a cui il 5% dei lavoratori risulta allergico.
- Problemi respiratori non dovuti ad allergie, con sintomi nasali che si manifestano con prurito, secchezza e frequenti episodi di sinusite, sono sintomi molto comuni, come anche tosse e problemi di respiro.
- Potrebbe essere compromessa la funzionalità polmonare in seguito a contatto frequente con le polveri di legno.
Mansioni a rischio
Vediamo ora nello specifico quali mansioni potrebbero comportare danni alla salute per un’esposizione prolungata nel tempo alla polvere di legno, come ad esempio il cancro al polmone.
Sono incluse, dunque, le attività di carpenteria, gli operai a contatto con la pasta di legno, tutti i lavoratori che realizzano mobili, armadi, che costruiscono porte e finestre, tagliano e trasportano tronchi, riparano mezzi di trasporto in legno, verniciano arredi e pavimenti in legno, ecc.
Ogni tipologia di lavorazione meccanica del legno produce polvere; il quantitativo e la dimensione delle particelle dipendono dal tipo di macchinario utilizzato (si possono formare trucioli, schegge, segatura).
I lavoratori possono essere esposti a polveri anche durante le operazioni di pulizia dei filtri delle macchine o durante la loro sostituzione; ma queste vanno a depositarsi anche in zone nascoste dove generalmente non si transita e non si pulisce.