Se si verifica un incendio sul posto di lavoro, è bene sapere come agire, senza farsi prendere dal panico. Sapere perché scoppia un incendio e come possiamo estinguerlo è essenziale nei corsi di formazione per addetti all’antincendio, che hanno lo scopo di sensibilizzare i lavoratori e le aziende sulla prevenzione incendi e la gestione degli stessi. I Datori di Lavoro devono far riferimento al Decreto del Ministero dell’Interno 2 settembre 2021 per tutelare i propri dipendenti da possibili incendi.
Perché avviene una reazione di combustione?
La combustione è una reazione chimica in cui sono coinvolti un combustibile (allo stato solido, liquido o gassoso), un comburente (il più comune è l’ossigeno presente nell’aria) e una fonte d’innesco; si generano così calore, fiamme, gas, fumo e luce. La combustione può manifestarsi con o senza sviluppo di fiamme superficiali (si pensi ad esempio alla brace) e si ha solo in presenza di tre importanti elementi:
- combustibile;
- comburente;
- energia di attivazione (fonte d’innesco).
Si parla infatti di “triangolo del fuoco”: solo la contemporanea presenza di queste tre cose può dar luogo ad un incendio. La combustione può essere:
- desiderata (controllata, progettata), come quando accendiamo un camino o le candeline ad un compleanno;
- indesiderata, come ad esempio un’esplosione.
Gas di combustione: quali sono i rischi per l’uomo?
Sapere quali sono i prodotti della combustione è importante per evitare infortuni connessi con il propagarsi di un incendio (intossicazione da fumi, ustioni, ecc.) e per mettere in atto, in situazioni emergenziali, le possibili misure di salvaguardia volte a minimizzare gli effetti sull’uomo. I prodotti della combustione dannosi per l’uomo sono:
- gas di combustione;
- fiamme;
- fumo;
- calore.
Per quanto riguarda i gas di combustione, i principali sono i seguenti:
- ossido di carbonio;
- anidride carbonica;
- idrogeno solforato;
- anidride solforosa;
- acido cianidrico;
- aldeide acrilica;
- fosgene;
- ammoniaca;
- ossido e perossido di azoto;
- acido cloridrico.
Nella maggioranza dei casi, la mortalità per incendio è dovuta all’inalazione di tali gas che generano danni biologici per anossia (mancanza di ossigeno) o tossicità.
Fiamme, fumi e calore a causa di un incendio
Passiamo ora agli altri prodotti che si generano da un incendio. Per prima cosa, le fiamme sono la parte visibile; si tratta di miscele luminose di gas ad alta temperatura derivanti dalla combustione di solidi, liquidi o gas. Per quanto riguarda invece i fumi, sono costituiti da minuscole particelle solide (aerosol) e liquide (nebbie o vapori condensati). Il colore del fumo dipende dal tipo di combustibile che brucia, ad esempio:
- bianco, in caso di paglia;
- giallo/marrone, per la polvere da sparo;
- grigio/marrone, per incendi di carta, legno o stoffa;
- marrone, se brucia l’olio da cucina;
- marrone/nero, in caso di incendio di un diluente per vernici;
- nero, se prende fuoco l’acetone, il cherosene, la benzina, l’olio lubrificante, la gomma, il catrame, il carbone o la plastica.
In particolare, le particelle solide sono pericolose perché non consentono la visibilità; rappresentano dunque un impedimento per i Vigili del Fuoco (VVF) e per la fuga delle persone. Le particelle liquide, invece, sono formate principalmente da vapori d’acqua. Infine, il calore è la causa principale della propagazione degli incendi; porta dunque i materiali coinvolti al raggiungimento della propria temperatura d’accensione. Potrebbe comportare disidratazione dei tessuti, difficoltà o blocco della respirazione e scottature.
Condizioni di pericolo più comuni per il verificarsi di un incendio
A volte bastano piccole accortezze per evitare un incendio e i lavoratori devono essere informati in merito. Un ambiente di lavoro in cui vi sono grandi quantità di combustibile e/o si eseguono attività pericolose, ma che allo stesso tempo vede la messa in atto di idonee misure tecniche, organizzative e gestionali, può essere visto meno rischioso rispetto ad un altro luogo che, seppur contraddistinto da pochi pericoli, disponga di carenti misure preventive. Possiamo elencare alcune principali cause d’incendio:
- luogo di raccolta o utilizzo non idoneo di prodotti infiammabili o combustibili;
- accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che prende facilmente fuoco;
- mancata attenzione nell’utilizzo di fiamme libere e di apparecchi generatori di calore;
- scarso igiene delle aree di lavoro e carente manutenzione delle attrezzature elettriche;
- impianti elettrici difettosi, sovraccaricati e non idoneamente protetti;
- riparazioni o modifiche di impianti elettrici da persone non competenti;
- apparecchiature elettriche lasciate accese anche quando non utilizzate;
- utilizzo non idoneo di impianti di riscaldamento portatili;
- ostruzione della ventilazione di attrezzature elettriche;
- fumare in zone dove è vietato o non usare il posacenere;
- errori da parte di appaltatori o di manutentori.
Come si potrebbe innescare un incendio? Esistono diversi metodi:
- Accensione diretta: una fiamma, una scintilla o altro materiale incandescente entra in contatto con un materiale combustibile in presenza di ossigeno.
- Accensione indiretta: convezione, conduzione e irraggiamento termico (ad esempio le correnti d’aria calda generate da un incendio).
- Attrito: il calore è prodotto in questo caso dallo sfregamento di due materiali.
- Autocombustione o riscaldamento spontaneo.
Come possiamo spegnere un incendio?
I principali metodi di estinzione di un incendio sono i seguenti:
- esaurimento del combustibile: allontanamento o separazione della sostanza combustibile dal focolaio d’incendio;
- soffocamento: separazione del comburente dal combustibile o riduzione della concentrazione di comburente;
- raffreddamento: sottrazione del calore fino al raggiungimento di una temperatura inferiore a quella di mantenimento della combustione;
- azione chimica: tramite sostanze che inibiscono il processo della combustione (ad esempio l’Halon e le polveri); gli estinguenti chimici si combinano con i prodotti volatili che si sprigionano dal combustibile, bloccando la combustione.
Per lo spegnimento di un incendio viene generalmente adottata una combinazione delle operazioni di esaurimento del combustibile, soffocamento, raffreddamento e azione chimica; si pensi ad esempio all’estintore a schiuma: agisce per soffocamento e raffreddamento. Le principali sostanze estinguenti sono:
- acqua
- schiuma
- polvere
- anidride carbonica
- idrocarburi alogenati (Halon)
L’acqua, estinguente reperibile con facilità, si adatta bene agli incendi di combustibili solidi, come carta, legno, plastica, ecc.; è assolutamente vietato utilizzarla sulle apparecchiature elettriche, per il rischio di folgorazione. La schiuma viene impiegata invece principalmente in caso di fuochi di sostanze liquide come la benzina, il petrolio, il gasolio, i lubrificanti, gli oli, l’alcol, i solventi, ecc. È costituita da una soluzione in acqua di liquido schiumogeno, che mescolandosi con l’aria forma appunto la schiuma. Concentrazioni tipiche della soluzione schiumogena si aggirano intorno ai seguenti valori: 90-95% di acqua e 5-10% di liquido schiumogeno. Gli estintori a schiuma non possono essere utilizzati per incendi di apparecchiature elettriche e per i fuochi di classe D (sostanze chimiche e metalli). Per quanto riguarda gli estintori a polvere, vengono azionati sulla maggior parte delle tipologie d’incendi, soprattutto sui gas come il metano; sono costituiti da particelle solide finissime a base di bicarbonato di sodio, potassio, fosfati e sali organici. Si fa presente che le aziende devono redigere il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) in cui sono raccolti tutti i dati utili che consentono di strutturare al meglio un buon piano di emergenza.
Cosa rappresentano le lettere A, B, C, D e F sugli estintori?
Gli incendi vengono classificati in relazione allo stato fisico del combustibile. Ciò ha lo scopo di fornire una guida per riconoscere il tipo d’incendio e scegliere l’estintore più adatto:
- Classe A: si tratta degli incendi di materiali solidi; sono esclusi i metalli (durante un incendio superano i 1000°C). Diversi parametri influenzano la combustione, come la forma, la dimensione, la porosità, l’umidità, la ventilazione dell’ambiente, ecc.
- Classe B: indica gli incendi di liquidi infiammabili.
- Classe C: sono gli incendi di gas infiammabili (propano, metano, ecc.); i gas non possiedono forma, volume o superficie e per questo motivo sono molto pericolosi, hanno un’alta probabilità di propagazione delle fiamme ed è elevato il rischio che causino un’esplosione.
- Classe D: si riferisce agli incendi di metalli combustibili (generalmente polveri metalliche); non rientrano nei combustibili solidi perché raggiungono temperature elevate, superiori a 1000°C. In questi casi si possono utilizzare estintori con polveri chimiche speciali appositi per la classe D, ma per l’elevato calore che si sviluppa dalle fiamme da metalli è quasi sempre consigliabile lasciare il campo ai Vigili del Fuoco.
- Classe F: rappresenta gli incendi che interessano i mezzi di cottura (oli e grassi vegetali e animali). Riguardano generalmente cucine, ristoranti, mense, ecc. Sono una classe a parte rispetto ai liquidi infiammabili; si differenziano da quest’ultimi perché richiedono una temperatura superiore a 340 °C per accendersi (liquidi infiammabili come la benzina, invece, hanno un basso punto d’infiammabilità e pertanto tali incendi rientrano nella classe B). Proprio perché hanno un alto punto di infiammabilità sono stati categorizzati separatamente.
Da notare: è assente la classe E; quest’ultima in passato indicava gli incendi generati da apparecchiature elettriche in tensione (ovvero “percorse” da corrente elettrica). Tali incendi comportano un ulteriore rischio oltre a quello della combustione: l’elettrocuzione. Le attrezzature elettriche devono quindi essere a norma; in caso d’incendio si può utilizzare però l’estintore a polvere fino a 1000 Volt, altrimenti quello ad anidride carbonica.