Obblighi del datore di lavoro
L’esposizione al rumore nei luoghi lavorativi è un rischio trattato dal D.Lgs.81/2008. Il datore di lavoro deve tutelare i lavoratori dai danni uditivi.
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Le misure preventive e protettive per ridurre l’intensità del rumore sono la sorveglianza sanitaria, l’utilizzo di DPI, la sostituzione di attrezzature e/o procedure molto rumorose, l’informazione e la formazione dei dipendenti e dei loro rappresentanti.
Il datore di lavoro, infatti, è obbligato ad effettuare la valutazione del rischio, provvedere alla diminuzione del livello di rumore, dapprima con misure collettive, poi (se necessario) dotando i suoi lavoratori di DPI idonei alle loro attività. Oltre a formare i dipendenti, deve anche addestrarli.
L’ipoacusia professionale è un danno grave in quanto è irreversibile: le cellule uditive, infatti, una volta danneggiate non possono rigenerarsi. I DPI di protezione dell’udito sono obbligatori quando si oltrepassano gli 85 decibel medi giornalieri e non si possono diminuire.
Nelle situazioni in cui non è possibile rimuovere la causa del rumore, il datore di lavoro deve valutare a quali rischi è realmente esposto il dipendente ed in quale misura. La normativa dichiara che la valutazione del rischio rumore debba essere ripetuta ogni 4 anni.
Gli otoprotettori negli ambienti di lavoro
Tra i DPI di protezione dell’udito, vi sono gli otoprotettori, le cuffie ed i tappi auricolari.
L’otoprotettore è un DPI apposito per l’apparato uditivo. Per produrli viene effettuata l’impronta dell’orecchio mediante un materiale in silicone. Esistono vari tipi di otoprotettori a seconda del materiale da cui sono costituiti: resina dura o morbida.
L’otoprotettore in resina dura ha una lunga durata ed è igienicamente migliore di quello in resina morbida.
Gli otoprotettori anatomici consentono al soggetto di sentire i rumori di fondo per non essere totalmente isolato dal luogo lavorativo.
I DPI di protezione dell’udito sono caratterizzati da una sigla (L, M, H) a seconda della frequenza che attenuano.
I tappi antirumore nei luoghi lavorativi
I tappi antirumore (otturatori auricolari) sono utilizzati per realizzare una barriera tra il timpano ed i rumori esterni. Tali dispositivi si introducono nella parte esterna dell’orecchio, ad una profondità di massimo 15 mm. Tali tappi vengono utilizzati per facilitare il sonno, lo studio o per motivi lavorativi.
I tappi antirumore dunque vengono usati sempre per separare il timpano dall’inquinamento acustico.
Tuttavia, mentre in alcune persone l’uso dei tappi è utile per migliorare la qualità della vita, in altre situazioni tali dispositivi sono necessari per la salute (ad esempio coloro che lavorano in luoghi rumorosi).
Per questi lavoratori l’utilizzo è indispensabile, in quanto corrono il rischio di compromissione del timpano.
Tra gli altri scopi dell’utilizzo dei tappi antirumore vi sono:
- la riduzione dell’acufene
- la diminuzione dei rumori in un cantiere
- la filtrazione del volume di musiche frastornanti
- la prevenzione delle otiti
- la tutela dell’orecchio dopo interventi chirurgici
I tappi per le orecchie in silicone sono la soluzione ottimale per tutelare l’udito da assordanti rumori esterni.
Tali dispositivi sono costituiti da silicone antibatterico, sono riutilizzabili e creati per offrire un’elevata comodità, grazie alla loro caratteristica di adattarsi alla forma di qualsiasi orecchio.
Per chiuderli ermeticamente, bisogna modellarli prima di introdurli nel condotto uditivo. Espandendosi, tali tappi si adattano alla forma del proprio orecchio e lo chiudono per tutelarlo.
Questi dispositivi sono ottimali per favorire l’adeguata concentrazione a lavoro.
Per diminuire i rischi, è necessario introdurre (e rimuovere) i tappi rispettando alcune importanti regole.
Prima di aprire la confezione, bisogna lavarsi accuratamente le mani per ridurre il rischio di contaminazione microbica. Si può inserire nell’orecchio dopo aver verificato che il tappo antirumore sia pulito. Per favorire l’introduzione del tappo, bisogna elevare il padiglione auricolare con il pollice e l’indice della mano. Con un semplice avvitamento, bisogna ruotare delicatamente il tappo nel canale uditivo per consentire la perfetta adesione.
Nonostante i tappi antirumore vengano prodotti tutelando la salute del consumatore, alcune regole sono fondamentali per eliminare i rischi che si potrebbero incorrere con un utilizzo errato.
Quando il tappo viene inserito troppo all’interno dell’orecchio, si ha il rischio di trasportare anche eventuale cerume. Tali tappi dovrebbero essere introdotti ad una profondità tale da consentire di afferrarli facilmente per rimuoverli dall’orecchio.
Eventuali tappi di cerume dovuti ad un utilizzo errato dei tappi antirumore possono essere eliminati tramite gocce addolcitori.
Dopo l’utilizzo dei tappi, alcune persone hanno reazioni allergiche. Tuttavia, gran parte dei tappi per orecchie viene prodotta con materiale ipoallergenico.
Un ulteriore rischio legato ad un impiego errato dei tappi antirumore è l’aumento della tensione nell’orecchio: inserendo i tappi troppo in profondità, si potrebbe infatti facilitare un aumento della tensione dell’aria, determinando un intenso dolore all’orecchio.
Quando il tappo viene rimosso in modo errato, potrebbe determinare dolore all’orecchio.
Ciò può essere evitato ruotando il tappo nel canale uditivo prima di rimuoverlo.
Le cuffie antirumore negli ambienti lavorativi
Le cuffie antirumore sono dispositivi che riducono la percezione dei suoni.
In commercio esistono vari tipi di cuffie contro il rumore, da scegliere in base alle proprie necessità. Tali cuffie possono essere utilizzate per facilitare la concentrazione durante lo studio, per favorire il sonno e per tutelarsi nell’ambiente di lavoro. Le cuffie antirumore sono comprese nei DPI.
Il decreto legislativo 475/92 indica le professioni in cui è obbligatorio l’uso ti tali cuffie.
Queste cuffie hanno l’obiettivo di proteggere l’udito dei lavoratori, evitando che la percezione acustica possa essere modificata da stimoli sonori troppo intensi.
L’apparato uditivo viene spesso sottovalutato per la salute corporea, fino a quando si denota che anche lo stato di benessere totale ne risente. Per evitare di trovarsi in questa condizione, le cuffie antirumore si consigliano anche per le professioni in cui non sono obbligatorie.
Ogni suono con intensità maggiore agli 85 dB deve essere reputato potenzialmente dannoso.
Dunque se nel proprio ambito lavorativo si è sottoposti più volte a rumori superiori, si consiglia fortemente di indossare le cuffie antirumore.
Cos’è il rumore? Cosa può comportare?
Per rumore si intende una segnalazione di disturbo dell’informazione inviata in un sistema. Quest’ultimo, come il suono, è costituito da onde di pressione acustica.
Si tratta di un fenomeno oscillatorio che consente la propagazione di energia tramite un mezzo. Nel vuoto non possono propagarsi rumori o vibrazioni.
Il rumore è dunque un insieme di oscillazioni irregolari.
Dal punto di vista della persona che lo subisce, tale suono può essere considerato disturbante.
Il rumore è causato da molti fonti naturali ed artificiali.
Tra le sorgenti di rumore vi sono:
- corpi solidi oscillanti
- corpi in movimento rapido
- incrementi di pressione.
L’unità di misura del rumore è il decibel (db).
L’orecchio umano può sentire rumori tra la soglia di udibilità e quella del dolore. In situazioni di apparente silenzio, l’aria è oltrepassata da onde acustiche che non vengono sentite perché troppo deboli.
Onde acustiche di frequenza minore di 20 Hz e maggiori di 20 kHz non sono avvertite dall’orecchio umano. In genere i rumori sono contraddistinti da una curva di pressione non periodica, ma talvolta la percezione di suono o rumore è soggettiva.
Per la trasmissione necessitano di un mezzo elastico, nel quale la fonte crea un insieme di onde di rarefazione e compressione con una velocità dipendente dalle condizioni del mezzo.
Tale andamento porta le particelle del mezzo ad oscillare intorno al punto di equilibrio lungo la direzione di trasmissione dell’onda.
La pressione acustica è proporzionale alla rapidità di vibrazione delle particelle.
Quali sono le cause dell’inquinamento acustico
L’inquinamento acustico è dovuto principalmente ad un’eccessiva esposizione a rumori di alta intensità. Ciò può verificarsi in città ed ambienti naturali.
L’inquinamento acustico può determinare problematiche psicologiche agli individui esposti. Tra le cause vi sono ad esempio i cantieri e le fabbriche.
L’inquinamento acustico dovuto al traffico di veicoli nelle città, causa principalmente effetti di disturbo; raramente determina danni.
La particolare sensibilità individuale può far sì che tale disturbo induca fenomeni di “musicalizzazione” e “sonorizzazione” dei luoghi pubblici (ad esempio bar, aeroporti, spiagge).
Il rumore prodotto dalle industrie in passato riguardava solo aree dove si trovavano grandi impianti manifatturieri.
Attualmente, invece, la rumorosità si osserva anche nei centri urbani affollati.
Il rumore è dovuto prevalentemente ai macchinari, che per motivi economici e di mercato non si arrestano la notte ed agli impianti di riscaldamento. Tali macchinari determinano un rumore inaspettato e sono difficilmente tollerati dagli abitanti delle aree interessate. Nei cantieri sono prodotti molti rumori, dovuti ad esempio a centrifughe e ventole.
Tra gli altri luoghi di lavoro coinvolti dal rischio rumore, vi sono:
- trasporti
- agricoltura, selvicoltura
- industria del legno
- call centers
- servizi
Gli effetti del rumore sulla salute
Gli effetti sulla salute derivano dal livello sonoro, dal tipo di rumore, dal tempo dell’esposizione, dalla tolleranza individuale.
Tra le principali malattie professionali vi è la perdita permanente o la riduzione della capacità acustica dovuta all’esposizione al rumore (ipoacusia).
Gli effetti dovuti al rumore possono essere di tre tipi:
- spostamento temporaneo della soglia acustica: è un innalzamento della soglia acustica rispetto a quella di riposo. Il recupero inizia al termine dell’esposizione;
- ipoacusia per trauma uditivo acuto: in genere è monolaterale e si caratterizza per il dolore violento. Può determinare un’ipoacusia con acufeni e vertigini, fino anche alla lacerazione del timpano.
- ipoacusia per trauma acustico cronico: in genere è bilaterale, irreversibile e riguarda i toni acuti.