Obblighi del Datore di Lavoro in materia di sicurezza
Il Datore di Lavoro, titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, è responsabile dell’organizzazione aziendale. Ha poteri decisionali, di spesa, di vigilanza sull’operato dei lavoratori e disciplinari. La normativa vigente attribuisce al Datore di Lavoro un ruolo preciso in merito al mantenimento del livello di sicurezza in ambito lavorativo. Gli obblighi assegnati dal D.Lgs.81 al Datore di Lavoro sono molti e volti a garantire la sicurezza in azienda, ovvero:
- La valutazione di tutti i rischi presenti negli ambienti in cui operano i lavoratori;
- La riduzione al minimo dei rischi (o la loro eliminazione, ove possibile);
- La messa a norma dei locali, impianti, macchine ed attrezzature utilizzate;
- Fornire ai lavoratori i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI);
- La sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso;
- L’organizzazione del Servizio di Prevenzione e Protezione;
- La nomina del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP), del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS), del Medico Competente aziendale e degli addetti alle emergenze (antincendio e primo soccorso);
- L’informazione, la formazione e l’addestramento dei lavoratori;
- La programmazione della prevenzione;
- Fornire adeguate procedure di lavoro;
- Inviare i lavoratori alle visite mediche obbligatorie;
- Vigilare sul rispetto delle norme di sicurezza da parte dei lavoratori;
- Provvedere alla manutenzione degli ambienti, attrezzature, impianti, con particolare attenzione ai dispositivi di sicurezza, in base alle indicazioni dei fabbricanti.
Uno degli obblighi fondamentali per il Datore di Lavoro è quello di formare tutti i dipendenti che operano in azienda. Tuttavia la normativa stabilisce che i costi dedicati all’informazione, alla formazione e all’addestramento dei lavorati (inclusi quelli per i relativi aggiornamenti) non devono essere a carico del lavoratore, ma del Datore di Lavoro, come del resto tutte le misure relative al mantenimento della sicurezza e dell’igiene sul posto di lavoro.
Possiamo inoltre suddividere gli obblighi del Datore di Lavoro in due categorie:
- Obblighi non delegabili, di cui all’articolo 17 del D.Lgs.81/08;
- Obblighi delegabili, fissati all’articolo 18 del D.Lgs.81/08.
Si fa presente che quando il Datore di lavoro delega i suoi obblighi ad un altro soggetto, è comunque lui il responsabile dell’assolvimento di tali obblighi.
Obblighi non delegabili del Datore di Lavoro
Gli obblighi non delegabili del Datore di Lavoro sono espressi nell’articolo 17 del Decreto Legislativo 81/08. Il Datore di Lavoro non può delegare le seguenti attività:
- La valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28;
- La designazione del Responsabile del Servizio di Prevenzione e protezione dai Rischi (RSPP).
Tali obblighi non possono mai essere delegati ad altre persone, interne o esterne all’azienda. In merito al divieto di delega la legge è molto rigida: in caso di trasferimento attività non delegabili, la delega si considera nulla. Spetta dunque al Datore di Lavoro valutare i rischi aziendali e organizzare le misure di prevenzione e protezione da attuare per ridurli al minimo; ciò deve essere contenuto nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). La legge non impone delle modalità precise di redazione, basta che il contenuto del Documento sia chiaro, semplice e comprensibile a tutti coloro che in azienda lo consultano; di conseguenza, è bene adottare una struttura schematica. Il documento deve contenere la valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, in particolare per chi è a contatto con sostanze chimiche e attrezzature pericolose, e i metodi adottati per la stima dei rischi. Il DVR deve anche includere la valutazione del cosiddetto “stress lavoro correlato”. Spetta inoltre al Datore di Lavoro valutare tutti i rischi che riguardano le lavoratrici in gravidanza, adottando misure idonee di tutela. Fa parte del DVR anche il programma di misure opportune a garantire un miglioramento nel tempo del livello di protezione e prevenzione aziendale. Deve essere conservato in azienda in formato cartaceo o informatico, firmato e datato, a disposizione degli Organi di vigilanza, in caso di controllo. Il Datore di Lavoro è tenuto a trasmettere una copia di questo importante documento al RLS, che quale ha la possibilità di esprimere considerazioni in merito. Il Datore di Lavoro è lui che decide, inoltre, il nominativo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e protezione dai Rischi (RSPP) (non è possibile scegliere più RSPP). E’ una figura obbligatoria per il mantenimento di un ambiente di lavoro sicuro e sano, che deve occuparsi della sicurezza sul lavoro; può essere un professionista esterno, con apposite competenze tecniche, o una persona scelta tra i dipendenti, purché competente e dotato di esperienza in merito. L’RSPP potrà avere il supporto di uno o più addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione (ASPP) per quanto il riguarda il coordinamento delle varie attività da svolgere.
Legge 104: obblighi del Datore di Lavoro
I Datori di Lavoro dei dipendenti che usufruiscono della Legge 104 devono attenersi alle disposizioni previste: vediamo quali sono. Tutti la chiamano “104”, una legge che dà particolari diritti in ambito lavorativo e sociale ai soggetti disabili e a chi se ne prende cura. Le persone affette da deficit fisici o psichici gravi, tali da compromettere la loro vita sociale e lavorativa necessitano di assistenza; negli anni ‘90 è entrata dunque in vigore tale Legge, per rendere il più autonome possibili queste persone. In ambito lavorativo, il soggetto beneficiario della 104 gode di particolati diritti, tra i quali:
- Permessi lavorativi retribuiti di tre giorni (senza perdere il diritto alle ferie, se queste coincidono ad esempio con i giorni di assistenza del proprio familiare disabile);
- Permessi giornalieri retribuiti di una o due ore;
- Rifiuto di trasferimento aziendale;
- Diritto a lavorare nella sede operativa più vicina al suo domicilio o a quella del familiare da assistere, compatibilmente con le esigenze dell’azienda (questo aspetto riguarda in particolare i dipendenti pubblici);
- Congedo straordinario retribuito fino a due anni, anche non consecutivi;
- Congedo parentale fino a tre anni, in caso di figlio portatore di handicap;
- Priorità nel passaggio da un contratto full time ad un part time per massimo due anni.
TFR e obblighi del Datore di Lavoro
Il TFR (trattamento di fine rapporto) ha il fine di assicurare al lavoratore un supporto economico nel periodo compreso tra la perdita del lavoro e la ricerca di una nuova occupazione. E’ un diritto del lavoratore, indipendentemente dal motivo che ha portato all’interruzione del rapporto lavorativo. Si tratta di una somma di denaro maturata mensilmente, durante il periodo lavorativo, erogata poi a fine rapporto. Il TFR che spetta al lavoratore è la somma delle quote di TFR riferite ad ogni anno lavorativo. Tale quota deve essere al massimo pari alla retribuzione annuale divisa per 13,5, che è un numero standard utilizzato ogni dipendente; si tratta di un obbligo da parte del Datore di Lavoro. L’impossibilità di pagare l’importo dovuto, da parte del Datore di Lavoro, è alla base dell’intervento del Fondo di garanzia per il Trattamento di Fine Rapporto, gestito dall’INPS, che si sostituisce dunque al Datore di Lavoro per saldare il TFR al lavoratore. E’ possibile controllare il proprio TFR maturato sul sito dell’INPS, entrando nella propria area personale “myinps”, con un codice PIN o tramite lo SPID.
Cessione del quinto: obblighi Datore di Lavoro
La cessione del quinto è una tipologia di prestito molto richiesta, perché presenta diversi benefici, come il poter essere richiesta anche da chi ha avuto in passato delle difficoltà di affidabilità creditizia. Richiedere tale finanziamento è facilissimo. In periodi di crisi, molti professionisti e consumatori possono avere bisogno di un prestito per far fronte alle proprie spese, sia quotidiane che straordinarie, come ad esempio quelle per le visite mediche. Dopo aver richiesto un prestito, si fissano particolari modalità di pagamento, a protezione sia del richiedente che dell’ente erogatore il finanziamento. Quando si parla di “cessione del quinto”, dove con il termine “quinto” s’intende la quinta parte dello stipendio o della pensione del debitore, conteggiata su base mensile. La cessione del quinto è una formula particolare di prestito personale con tasso fisso. Il debito è restituito tramite una trattenuta in busta paga (o nella pensione) di somma massima pari ad un quinto dello stipendio mensile netto. L’importo viene detratto direttamente dalla busta paga o dalla pensione. La rata deve essere versata alla banca o alla finanziaria da parte del Datore di Lavoro o l’Istituto di previdenza (nel caso di pensionati); si tratta dunque di un approccio diverso rispetto al comune prestito, in cui chi chiede il prestito deve poi rimborsarlo alla banca o alla finanziaria. La cessione del quinto riguarda tutti i lavoratori, in ambito privato e pubblico, con contratto a tempo indeterminato e i pensionati. I lavori, però, devono essere dipendenti di aziende con minimo 16 lavoratori. Per coloro che hanno un contratto a tempo determinato è possibile usufruire di tale prestito, a condizione che questo venga estinto non oltre il giorno in cui scade il contratto di lavoro. Si può annullare il contratto entro 14 giorni dalla sua stipula inviando una raccomandata con ricevuta di ritorno alla banca o all’intermediario, nella quale si esprime il proprio ripensamento.