L’agricoltura rappresenta fin dall’antichità un’eccellenza nel complesso della produzione italiana; l’introduzione di tecnologie innovative le ha permesso di rimanere al passo coi tempi, continuando a valorizzare le produzioni di elevata qualità. Chi opera nei campi e nelle serre, in particolare, è esposto al rischio biologico e a possibili malattie professionali. Si tratta a volte di malattie infettive, che possono anche essere trasmesse dall’animale all’uomo tramite contatto diretto o indiretto (zoonosi). Nello specifico, quando parliamo di malattie trasmesse a causa della puntura e/o il morso di vettori biologici, ad esempio insetti che trasmettono l’agente patogeno all’uomo, ci riferiamo alle cosiddette “zoonosi vettore trasmesse” che, specialmente per colore che esercitano le proprie mansioni all’aperto, possono costituire un rischio biologico non indifferente. Soffermiamoci ora sui rischi per chi opera nei campi e nelle coltivazioni in serra.
Attività agro-zootecniche: i rischi biologici per i lavoratori
Tra le attività agricole nei campi vi sono le seguenti:
- Provvedere alla produzione agricola di cereali, ortaggi e frutta destinati all’alimentazione umana ed animale;
- Assicurare la produzione di prodotti vegetali non destinati all’uso alimentare (produzione di materie prime per usi industriali).
Ad esempio, nelle operazioni di preparazione del terreno, semina, piantare piantine nelle aiuole, innaffiare, potatura, concimazione, fertilizzazione, diserbo, raccolta, il rischio biologico può provenire da:
- contatto con terreni umidi o contaminati;
- contatto con letame e liquame impiegato nelle concimazioni;
- esposizione ad animali e loro fluidi biologici;
- graffi/morsi di animali;
- punture di insetti;
- contatto con superfici e/o attrezzature di lavoro contaminate;
- tagli da utilizzo di strumenti/oggetti appuntiti e/o taglienti contaminati;
- inalazione di aria contaminata;
- ingestione accidentale di acqua contaminata.
Si sottolinea poi che gli operai sono potenzialmente esposti a rischio biologico anche quando effettuano manutenzioni di strutture (stalle, silos) e macchine agricole (trattore, mietitrebbiatrice, rimorchi agricoli). Di seguito riportiamo qualche possibile azione preventiva che si può adottare per tutelare la salute dei lavoratori:
- lavarsi e disinfettarsi in caso di contatto con sostanze organiche (schizzi ecc.);
- verificare l’eventuale presenza di ferite/abrasioni sulla cute e proteggerle;
- prelevare l’acqua di irrigazione da luoghi sicuri;
- ostacolare il deflusso di feci di animali nei terreni coltivati;
- pulire e disinfettare costantemente attrezzature e piani di lavoro;
- lavare accuratamente le mani a fine turno di lavoro;
- non mangiare, bere e fumare mentre si svolgono le mansioni;
- indossare adeguati DPI (Dispositivi di Protezione Individuale);
- custodire gli indumenti da lavoro in appositi armadi, separati da quelli personali;
- non pulire gli abiti da lavoro nelle proprie case;
- visionare, pulire e disinfettare rigorosamente i DPI.
Malattie professionali da esposizione ad agenti biologici
Ora ci soffermiamo rapidamente sulle malattie che possono essere contratte in pieno campo, a causa degli agenti biologici presenti. Ad esempio, vi sono le seguenti malattie di origine batterica:
- Alveolite allergica estrinseca: è una patologia che colpisce i polmoni e comporta dispnea e tosse.
- Campylobatteriosi: è causata dal batterio Gram negativo Campylobacter; è una delle malattie batteriche gastrointestinali più diffuse nel Pianeta.
- Anaplasmosi: viene trasmessa dal morso di zecche o, molto raramente, dalla trasfusione di sangue infetto.
- Febbre bottonosa del Mediterraneo: è trasmessa generalmente da una zecca del cane; va immediatamente diagnosticata e curata con antibiotici.
- Infezioni da Enterobatteriacee (sono batteri, il cui habitat naturale è costituito dall’intestino dell’uomo e di altri animali).
- Malattia di Lyme: si manifesta con rash cutaneo eritematoso migrante, che può essere seguito dopo anche diversi mesi da problemi neurologici, cardiaci o articolari.
- Tularemia: zoonosi batterica che si rivela in modo diverso in base alla via di contagio e alla pericolosità dell’agente patogeno; si può contrarre per esposizione diretta ad animali infetti, per ingestione di acqua inquinata, ma anche attraverso la puntura della zecca.
Tra le malattie virali, si cita la rabbia, mentre quelle virali emergenti includono:
- Encefalite da Virus Usutu: è un’infezione aviaria di origine africana rarissima negli esseri umani (non esiste una terapia specifica né una vaccinazione).
- Febbre da Virus Chikungunya: il periodo d’incubazione è di 4-7 giorni dalla puntura della zanzara infetta; si manifesta con febbre alta (temperatura solitamente maggiore di 39 °C), spesso accompagnata da indolenzimento articolare o rigidità.
- Febbre da Virus Dengue: in genere, dopo circa 5-6 giorni dalla puntura di zanzara, subentra la febbre (con temperature corporee anche elevate), accompagnata da cefalea acuta, indolenzimento agli occhi, forti dolori ai muscoli e alle articolazioni, nausea e vomito; potrebbero manifestarsi irritazioni della pelle dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre.
- Febbre da Virus Zika: dopo la puntura di una zanzara infetta, i sintomi di tale febbre compaiono dai 3 ai 12 giorni.
- Febbre da Virus West Nile: è provocata dal virus West Nile (appartiene alla famiglia dei Flaviviridae).
I lavoratori del settore agricolo sono esposti a malattie allergiche e infiammatorie, a causa della presenza di allergeni di origine animale (acari, peli di animali, insetti), vegetale (pollini, semi, piante) e fungina (muffe). In ogni caso, l’esposizione a polveri e farine di cereali (potrebbero contenere acari), a fieno e paglia contaminati da muffe, semi (soia, grano saraceno, ecc.), alcuni ortaggi, piante/fiori e insetti (mosche, falene, ecc.) può comportare allergie nelle persone predisposte e causare dermatiti (orticarie) e disturbi respiratori. Inoltre, nelle aziende in cui si manipola materiale organico potenzialmente contaminato da batteri Gram negativi è possibile la presenza, anche molto concentrata, di endotossine batteriche; quest’ultime sono causa di patologie infiammatorie da inalazione. Anche morsi di vipera, punture di calabroni, vespe e api rappresentano inoltre un rischio biologico.
Il rischio biologico per i lavoratori che operano nelle serre
Passiamo ora alla serricoltura. I lavoratori che operano nelle serre contribuiscono ad offrire una vasta gamma di alimenti che mettiamo sulle nostre tavole. Le serre sono luoghi che, per le particolari condizioni microclimatiche (elevati livelli di temperatura e umidità relativa, insufficiente capacità di scambio dell’aria con l’esterno), possono agevolare l’accumulo di polvere organica e la proliferazione di agenti biologici sulle diverse componenti ambientali. Il rischio biologico nelle serre potrebbe dipendere da:
- contatto con suolo, terreni umidi, colture contaminati;
- manipolazione di materiale organico e/o da metodi di irrigazione contaminati da microrganismi acquatici;
- assunzione accidentale di acqua contaminata;
- contatto con superfici e strumenti di lavoro contaminati;
- tagli da utilizzo di strumenti/oggetti appuntiti e/o taglienti;
- punture di insetti.
La sicurezza nel settore agricolo: la valutazione dei rischi
L’agricoltura è un settore ad elevato rischio in termini di frequenza e gravità degli infortuni denunciati, richiedendo una particolare cura per quanto riguarda la definizione di misure di protezione e prevenzione a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori del settore agricolo. Per tale ragione, la normativa vigente per la sicurezza sul lavoro in agricoltura, ovvero il D.lgs.81/2008, fissa tutti gli obblighi per i Datori di Lavoro. Tale Decreto obbliga i Datori di Lavoro a valutare tutti i possibili rischi per la salute e la sicurezza degli operatori del settore agricolo. Tra i rischi da prendere in considerazione vi è innanzitutto quello dovuto all’utilizzo di macchine e strumenti; per ognuno di questi strumenti si rende quindi necessaria:
- un’attenta valutazione;
- formazione degli operatori;
- manutenzioni periodiche;
- misure di protezione individuale;
- procedure di controllo e revisione.
Oltre al rischio da utilizzo di strumenti, non sono da trascurare i rischi dovuti a:
- movimenti ripetitivi degli arti superiori;
- movimentazione manuale dei carichi;
- esposizione a sostanze chimiche;
- esposizione a sorgenti rumorose;
- agenti biologici.
Per quanto riguarda la valutazione del rischio biologico, è indispensabile per tutelare i lavoratori da batteri, parassiti, punture di insetti, morsi di animali, ecc. La redazione del DVR nell’agricoltura, come in altri settori industriali, racchiude rischi e misure di prevenzione per la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro; è un documento obbligatorio per tutte le aziende con almeno un dipendente. Il Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, D.lgs.81/2008, stabilisce anche pesanti sanzioni per chi non redige tale documentazione. Il responsabile del DVR è il Datore di Lavoro: non può delegare tale attività, ma può decidere di affidarsi a un tecnico specializzato nel campo della sicurezza. Per essere sicuri di avere una corretta valutazione dei rischi, completa e aggiornata, è quindi sempre bene affidarsi a dei professionisti. Insieme al datore di lavoro ci sono anche altre figure professionali che, a seconda dei casi previsti dalla legge, sono implicate nella redazione del DVR:
- Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP): affianca il datore in fase di valutazione dei rischi e contribuisce a pianificare le misure di protezione e prevenzione;
- Medico Competente: contribuisce a valutare i rischi specifici in relazione alla salute dei lavoratori e si occupa di predisporre il protocollo di sorveglianza sanitaria;
- Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza (RLS): viene consultato preventivamente sul contenuto della valutazione dei rischi e deve riceverne una copia.
La cultura della prevenzione deve riguardare l’intero settore. Ci deve essere un impegno da parte degli imprenditori, che devono investire nella prevenzione (non deve essere vista solo come un costo), in particolare nei corsi di formazione e addestramento per sensibilizzare dei lavoratori; deve essere rivolta maggiore attenzione agli stranieri, che hanno spesso difficoltà nella comprensione della lingua italiana. Dal punto di vista preventivo occupa un ruolo fondamentale il processo di valutazione dei rischi.