Il rumore è un problema sul posto di lavoro (ufficio, fabbrica, cantiere, ecc.) poiché mette seriamente a rischio la salute.
Un’esposizione eccessiva e prolungata nel tempo non solo va a compromettere l’udito ma può provocare anche molti altri disturbi, quali mal di testa, aumento della pressione sanguigna, vertigini, difficoltà a dormire, stress e altri ancora.
La protezione dell’orecchio è importante: si tratta di un organo di primaria necessità per il corpo umano. Ricevendo gli stimoli sonori e trasmettendoli al cervello per elaborarli, consente di comunicare con l’ambiente circostante; inoltre l’orecchio è responsabile dell’equilibrio poiché regola la posizione corporea.
L’ipoacusia
Come ben si sa il rumore può essere responsabile di danni per la salute dell’uomo; il più grave e tra l’altro molto comune è l’ipoacusia, cioè la perdita permanente (parziale o totale) della capacità uditiva.
Questo termine sta ad indicare la riduzione della capacità uditiva ed è legato ai danni del rumore sull’epitelio neurosensoriale dell’organo del Corti, che si trova nella coclea (orecchio interno), dove il suono viene trasformato in impulsi nervosi che vengono trasmessi alle aree uditive dell’encefalo.
Ce ne sono di due tipi:
- “ipoacusia da trauma acustico”, dovuta a rumori brevi e intensi (come per esempio esplosioni oppure musica ad altissimo volume), che spesso coinvolge solo un orecchio, provocando una sensazione di stordimento o di ovattamento auricolare; tutto ciò può anche essere reversibile o irreversibile.
- “Ipoacusia da trauma acustico cronico”, dovuta a livelli di intensità di rumore molto alti per diverse ore al giorno e prolungata nel tempo, è di solito bilaterale, provoca danni irreversibili a carico delle cellule cigliate esterne presenti nell’orecchio interno; inizialmente si manifesta con acufeni, dopo qualche tempo con una difficoltà a percepire i rumori acuti e infine con incapacità a distinguere la voce durante una conversazione. L’ipoacusia è nociva per il nostro organismo e comporta ripercussioni su tutto il corpo.
Da cosa dipendono i danni?
Un fattore che incide sui possibili danni è la frequenza del rumore, molto comuni per esposizioni tra 2 e 3 KHz; sono importantissimi anche l’intensità e il tempo cui si è esposti.
I dati statistici attestano che le donne sono più resistenti all’azione lesiva del rumore.
Alcune mansioni sono particolarmente rischiose per la perdita uditiva, come quelle che vedono lavori in miniera, nelle cave, cantieri, locali notturni con musica ad alto volume, ecc.
Come si misura il rumore?
Il rumore di un posto di lavoro viene misurato con un apposito strumento, il “fonometro”.
Si fa presente che la sensibilità non è uguale per ognuno di noi; esiste però una soglia pari ad 80 decibel superata la quale i rischi per l’udito sono maggiori.
La normativa vigente (D.lgs.81/08) fissa l’obbligo di effettuare un’attenta valutazione del rischio rumore (Titolo VIII, CAPO II). Tale analisi deve essere effettuata sulla base di un’articolata e puntuale verifica.
Il valore limite di esposizione professionale è pari a 87 dB (A), oltre il quale è vietato lavorare (sono previste sanzioni per il datore di lavoro).
Qualora vi sia anche soltanto il dubbio che i valori limite di esposizione possano essere superati durante la giornata lavorativa, il datore di lavoro deve provvedere ad effettuare la misurazione del rumore redigendo un apposito Documento di Valutazione dei Rischi (DVR).
La normativa richiede che tale valutazione venga ripetuta almeno ogni 4 anni.
La misurazione deve essere effettuata da personale qualificato, attraverso strumenti idonei, con certificato di taratura, in conformità alla norma standard ISO 1999:1990.
Inquinamento acustico e prevenzione
Dato che i possibili danni sono gravi, la prevenzione assume un’importanza fondamentale. Si tratta dunque di un vero e proprio inquinamento acustico sul posto di lavoro da cui devono essere tutelati i lavoratori.
Si fa presente che la normazione nazionale ed internazionale è particolarmente attenta al tema.
La valutazione dei rischi è infatti a tal riguardo un punto di partenza per programmare ed applicare le misure di prevenzione e protezione. Se possibile deve essere eliminato il rischio alla fonte (ad esempio se un trapano utilizzato da molto tempo fa troppo rumore è bene sostituirlo con un altro più moderno).
La disposizione delle singole postazioni, dei luoghi di lavoro e le caratteristiche tecniche delle attrezzature devono essere tali da evitare o ridurre al minimo il livello di rumore.
La valutazione di tale rischio nelle aziende deve essere effettuata in base alla normativa vigente, il D.Lgs.81/08. Organizzare al meglio il lavoro, senza tralasciare alcun processo produttivo, può inoltre contribuire ad una significativa riduzione del rischio. Una misura di protezione collettiva di tutela è l’insonorizzazione dei locali.
I lavoratori devono essere il meno possibile esposti, adottando i cosiddetti protettori acustici, quali inserti auricolari e cuffie. Sono obbligatori i DPI per l’udito per valori di esposizione di almeno 85 dB(A); questi sono scelti in modo tale da attenuare il rumore.
I lavoratori devono essere sensibilizzati sull’importanza di proteggere l’udito durante ogni lavorazione rumorosa, informandoli sui pericoli, diffondendo dunque una vera e propria politica della sicurezza.
Le persone che operano con un forte rumore diventerebbero sorde se non indossassero delle protezioni uditive. I tappi sono in gomma, plastica o poliuretano, mentre le cuffie sono costituite da cuscinetti confortevoli, rivestite di materiale fonoassorbente. Occorre acquistare quelli adatti alla realtà lavorativa (hanno differenti gradi di attenuazione).
Tutti i dispositivi di protezione individuale per il rumore appartengono alla 2° categoria di rischio e per legge è necessario un addestramento all’utilizzo corretto di questi DPI.
Per tutti gli esposti vi è l’obbligo inoltre di effettuare la visita medica aziendale, con periodicità in genere annuale al fine di verificare eventuali deficit uditivi.
Il Medico Competente aziendale verrà incaricato dal datore di lavoro per effettuare la Sorveglianza Sanitaria che comprende, oltre alle visite mediche (preassuntive, periodiche, straordinarie, ecc.) anche il sopralluogo annuale dell’ambiente lavorativo, al fine di poter esprime un giudizio d’idoneità al lavoro.
L’esame audiometrico
L’audiometria è un metodo utile a rilevare rapidamente la capacità uditiva. Con l’esame audiometrico si rileva la “soglia di minima udibilità” dell’operaio; ciò consente di evidenziare eventuali deficit uditivi.
Quest’esame va effettuato in un posto isolato da altri rumori, in cui la persona può essere concentrato sui suoni emessi da parte dell’audiometro; utilissima a tal riguardo è la cosiddetta “cabina audiometrica”.
Questo tipo di accertamento sanitario è volto ad individuate possibili disturbi importanti che se non presi in tempo potrebbero peggiorare.
Settori coinvolti
Le realtà lavorative a rischio sono numerose, in particolar modo sono coinvolti i seguenti ambiti:
- trasporti;
- costruzioni (cantieri edili);
- agricoltura (per l’utilizzo di macchine e attrezzature rumorose quali trattori, trebbiatrici, seghe elettriche, ecc.);
- falegnamerie;
- metallurgia;
- call center;
- spettacolo, ecc.
Danni extra-uditivi
L’esposizione superiore ai livelli fissati per legge può recare, oltre a gravi problemi all’organo dell’udito, anche danni di tipo extra-uditivo: stress, danni a carico del sistema cardiocircolatorio o nervoso, riduzione della produttività lavorativa, fatica mentale, ecc.). Le aziende non devono sottovalutare la situazione, rispettando al meglio gli obblighi normativi.
Il rumore può dunque essere aggressivo su diverse parti del corpo umano (apparato cardiovascolare, endocrino, sistema nervoso centrale, ecc.).
Da non trascurare anche i possibili effetti sulla sicurezza, soprattutto se va a mascherare le comunicazioni verbali oppure nel caso in cui sia troppo forte da impedire di recepire segnali acustici di allarme, andando ad aumentare la probabilità di infortuni sul lavoro.
Molti lavoratori sono infatti costretti ad alzare la voce per parlare tra di loro a causa del rumore troppo elevato, ma ciò rappresenta un vero e proprio rischio che spesso si trascura.
Effetti fisiologici
Il rumore può coinvolgere anche mansioni che comportano uno sforzo mentale e dunque molta attenzione, memoria e capacità di risoluzione di problemi. Le conseguenze potrebbero essere le seguenti:
- problemi cardiovascolari, come l’ipertensione o cardiopatie ischemiche, infarti, ecc.;
- indebolimento delle difese immunitarie;
- disturbi gastrointestinali.
Difficoltà comunicative
In azienda i lavoratori possono tranquillamente comunicare con un livello di rumore di fondo intorno a 45 dB(A) di LAeq. Per livelli superiori ai 55 dB(A) di LAeq di livello di fondo (livello mediamente raggiunto dalla voce parlata), si deve parlare un po’ più forte.
Classici esempi sono luoghi affollati, in cui vi sono più persone che parlano contemporaneamente.
Alcuni contesti possono essere un vero e proprio ostacolo alla comunicazione.
I danni da rumore hanno ripercussioni sulla vita sociale, portando nei casi più gravi all’isolamento:
- difficoltà a dialogare in una riunione aziendale;
- la persona affetta da ipoacusia tende ad esempio a tenere ad alto volume la tv o la radio senza accorgersene.
Disturbi del sonno
Diversi studi attestano che i lavoratori esposti a rumore cronico possono manifestare deficit nella capacità di concentrazione. Si tratta infatti di una sorta di “stress psico-fisico”.
Tale condizione di disagio va ad influire sul sonno, inducendo difficoltà ad addormentarsi, riduzione della fase di sonno profondo; a tutto ciò si aggiunge un peggioramento delle prestazioni lavorative.
Effetti psicologici e comportamentali
Il rumore cronico è fastidioso e rende nervosi: la reazione di fastidio (annoyance) dipende molto dal livello di esposizione; la maggior parte delle persone comincia ad accusare malessere intorno ai 50 dB(A) LAeq. Tutto ciò potrebbe anche indurre aggressività, per i soggetti più sensibili.
In presenza di valori maggiori di 80 dB(A) di LAeq si riducono i riflessi istintivi in risposta a situazioni di emergenza, con potenziali ricadute in termini di sicurezza.