Sostanze chimiche in azienda: come evitare infortuni e patologie?

Prodotti chimici: attenzione a mischiare quelli incompatibili tra loro

valutazione rischio chimicoI prodotti chimici potrebbero essere infiammabili, tossici, nocivi, sensibilizzanti, pericolosi per l’ambiente, cancerogeni, ecc.; tutti questi pericoli sono indicati sulle etichette dei prodotti. Ogni deposito di sostanze chimiche deve rispettare misure di sicurezza idonee. Attenzione a mischiare prodotti chimici incompatibili tra di loro: il rischio è legato alla loro reattività. Una miscelazione accidentale potrebbe infatti causare un’esplosione, produrre gas tossici, generare gas infiammabili o prodotti pericolosi se a contatto con la cute.

Infortuni sul lavoro a causa di sostanze chimiche

Molti infortuni sul lavoro da rischio chimico sono causati da incendi o esplosioni, ma non solo. Diverse possono essere le cause:

  • attrezzature di lavoro e dispositivi di protezione individuali (DPI) non idonei;
  • aree lavorative che non vengono messe in sicurezza;
  • mancata formazione dei lavoratori;
  • operazioni di taglio di oggetti metallici o saldature in presenza di materiali infiammabili (come vernici, solventi, polveri di ogni genere);
  • impiego di prodotti infiammabili in recipienti non idonei, in ambienti senza sistemi di aerazione o anti scintilla;
  • deposito di prodotti infiammabili nei pressi di altri processi che generano innesco.

Quali sono le sostanze tossiche più comuni? Dove si trovano?

L’Environmental Protection Agency (EPA) definisce come tossico ogni agente chimico o miscela di più agenti chimici che potrebbero costituire un pericolo per l’ambiente o la salute umana, tramite inalazione, ingestione o assorbimento attraverso la pelle. Molte sostanze tossiche sono presenti in natura, impiegate da specie animali e vegetali per difendersi da predatori ed insetti. Sono considerati tossici anche i prodotti sintetici industriali spesso contenuti in vernici, pesticidi, detergenti per la casa e per il bucato, deodoranti per gli ambienti, ecc. Siamo esposti abitualmente a tali prodotti sintetici, sia nelle abitazioni private che sul posto di lavoro.

Valutazione del rischio chimico: è un obbligo per le aziende?

L’art. 222 del Decreto Legislativo 81/08 classifica gli agenti chimici pericolosi in:

  • agenti chimici che soddisfano i criteri di classificazione come pericolosi in una delle classi di pericolo fisico o di pericolo per la salute di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio;
  • agenti chimici che, pur non essendo classificabili come pericolosi comportano un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di loro proprietà chimico-fisiche, chimiche o tossicologiche e del modo in cui sono utilizzati o presenti sul luogo di lavoro, compresi gli agenti chimici cui è stato assegnato un valore limite di esposizione professionale di cui all’Allegato XXXVIII.

Per poter effettuare una valutazione, il Datore di Lavoro innanzitutto individua l’eventuale presenza di agenti chimici pericolosi sul posto di lavoro e tiene conto dei seguenti parametri:

  • le loro caratteristiche intrinseche;
  • il livello, la modalità e la durata dell’esposizione;
  • le circostanze in cui viene svolto il lavoro in presenza di tali agenti;
  • i possibili danni per la salute dei lavoratori esposti.

L’art. 223 del D.lgs. 81/2008 si sofferma sull’obbligo del Datore di Lavoro di valutare il rischio chimico all’interno della propria azienda, per individuare i lavoratori esposti a tale fattore di rischio e intraprendere adeguate misure di prevenzione e protezione per la salute e sicurezza. Le aziende devono aggiornare periodicamente la valutazione, e comunque in occasione di cambiamenti che potrebbero comportare modifiche del livello del rischio chimico, o quando i risultati della Sorveglianza Sanitaria ne dimostrino la necessità.

Sostanze tossiche con le quali siamo maggiormente a contatto

Ftalati: quali problemi salute potrebbero provocare?

Diversi studi attestato una correlazione tra l’esposizione ad elevate dosi di ftalati e la comparsa del diabete, premenopausa, insorgenza di problemi psichici comportamentali e motori nei neonati. Tali composti sono impiegati nella realizzazione di materie plastiche e di cosmetici. A questo proposito il Ministero della salute sottolinea che i ftalati “Sono sostanze tossiche per la riproduzione, soggette a restrizione europea: il loro utilizzo non è consentito a concentrazioni superiori allo 0,1%, né nei giocattoli, né negli articoli destinati all’infanzia; il motivo della restrizione è dovuto al pericolo di esposizione che può derivare dal masticare o succhiare per lunghi periodi di tempo oggetti che contengono ftalati”.

Pesticidi: dove si trovano maggiormente?

Alcuni pesticidi sono stati aboliti negli ultimi tempi a causa della loro pericolosità, ma sono ancora molte le tipologie di pesticidi impiegati dagli agricoltori e dai giardinieri al fine di contenere la presenza di insetti (occhi però agli effetti del loro utilizzo sull’uomo e sull’ambiente). Stare a contatto con un pesticida potrebbe comportare disturbi a livello neurologico ed immunologico, oltre che problemi di crescita. Residui di pesticidi li possiamo osservare in orti, giardini, aree agricole, campi coltivati, antiparassitari per animali domestici e insetticidi.

Bisfenolo A: la produzione delle materie plastiche

Il bisfenolo A (PBA) è una sostanza chimica utilizzata per realizzare materie plastiche usate anche a livello alimentare (bottiglie di plastica, pellicole, lattine, ecc.). Si tratta di un composto piuttosto pericoloso per lo sviluppo sessuale del feto maschile; potrebbe incidere negativamente sulla fertilità dell’uomo, provocare danni alla mammella e alla prostata. Nelle donne, il bisfenolo A si è visto che potrebbe essere causa di aritmia cardiaca. Secondo alcune ricerche, l’esposizione a tale sostanza è correlata a problemi endocrini e per questo motivo è stata fissata una dose massima giornaliera (TDI) molto bassa, pari a 0,05 mg/kg; se ci troviamo al di sotto di tale valore e pur considerando eventuali situazioni potenzialmente rischiose come la maternità, anche grazie alla velocità di smaltimento metabolico di questa molecola, non c’è alcuna preoccupazione per la salute dei consumatori di prodotti contenenti bisfenolo A. L’impiego di tale sostanza nei materiali a contatto con gli alimenti è consentito nell’Unione europea in base al regolamento 10/2011/UE, che tratta i materiali e gli oggetti di materia plastica destinati ad uso alimentare. Nel gennaio 2011 la Commissione europea ha adottato la direttiva 2011/8/UE che proibisce l’introduzione del BPA per la produzione di biberon per l’infanzia in policarbonato. Il BPA è ammesso per ricavare prodotti a contatto con gli alimenti anche in altri Paesi come gli Stati Uniti e il Giappone.

La diossina: un pericolo per le piante e gli animali

La diossina è una sostanza tossica che può diffondersi durante l’esecuzione di attività industriali impattanti o a casa di incendi. Purtroppo può introdursi nella catena alimentare, infettando piante ed animali presenti nella zona colpita da inquinamento da diossina. L’esposizione a diossina è cancerogena e teratogena (vi è una certa probabilità di malformazioni alla nascita). Si tratta di una sostanza riscontrata in quantità importanti in aree industriali inquinate e nei pressi degli inceneritori.

Metalli pesanti e disturbi per la nostra salute

In ambito tossicologico quando parliamo di “metalli pesanti” ci riferiamo a quei metalli che comportano danni per la salute e l’ambiente, quali mercurio, cadmio, cromo e piombo. L’esposizione a queste sostanze aumenta la probabilità d’incorrere in problematiche neurologiche, gastroenterologiche ed immunitarie. I metalli possono essere presenti nelle vernici di vecchia data o di provenienza estera, nelle sigarette elettroniche, ma anche in alimenti come la frutta e la verdura, oppure nei cibi provenienti da siti inquinati. In passato è stata confermata una correlazione tra i fertilizzanti (qualora contengano metalli pesanti come il cadmio) e l’insorgenza di tumori, in particolare quello al seno nelle donne.

Ritardanti di fiamma: perché è vietato l’uso nell’Unione Europea?

I ritardanti di fiamma bromati (BFR) sono miscele di sostanze chimiche artificiali che si trovano in molti articoli, anche ad uso industriale, per renderli resistenti al fuoco. Esempi d’impiego sono i seguenti: plastiche, articoli tessili e apparecchiature elettriche/elettroniche. Nell’Unione europea (UE) l’uso di alcuni BFR è vietato o limitato; tuttavia, a causa della loro persistenza nell’ambiente, tali sostanze chimiche continuano a destare preoccupazioni per i rischi per la salute pubblica. I prodotti trattati con BFR sono un pericolo per l’aria, il suolo e l’acqua. Tali sostanze potrebbero immettersi nella catena alimentare, e dunque anche negli alimenti come il pesce, la carne, il latte ed i prodotti derivati. Comportano un rischio per gli animali e la loro presenza è difficile da evitare, poiché si utilizzano per realizzare tantissime cose, come tappeti, cuscini, materassi, telefoni, pc, tv, giocattoli elettronici, cucce per cani e gatti, ecc.

La formaldeide: una sostanza cancerogena per l’uomo

La formaldeide è una sostanza nociva piuttosto impiegata in ambito produttivo per oggetti che generalmente troviamo all’interno delle nostre case o uffici, come arredi, rivestimenti, colle e vernici. Già nel lontano 2004, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro aveva introdotto la formaldeide tra le sostanze cancerogene per il nostro organismo. Per evitare l’esposizione alla formaldeide in ambito domestico o lavorativo, è bene mettere in atto alcuni espedienti, come l’aerazione degli ambienti mentre si effettuano pitture e la scelta di mobili naturali.

Composti organici volatili (VOC) nei deodoranti per gli ambienti

I composti organici volatili sono un gruppo di sostanze potenzialmente tossiche presenti in particolare nei deodoranti per gli ambienti. Si depositano sul posto di lavoro (ma anche a casa) e, se presenti in grandi quantità, possono essere responsabili di allergie, asma e disturbi dell’apparato respiratorio. L’impiego di deodoranti per ambienti può essere tranquillamente ridotto, arieggiando i luoghi domestici più di frequente e adottando alcune alternative naturali ai comuni deodoranti in commercio.